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Storia e memoria

PALERMO-NOVARA 0-0 21 novembre 1965

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Era il novembre 1965, stavo per essere concepito mentre Ciumi era già stufo di stare al mondo.

In Italia abbiamo un problemino di comunicazione: gli Stati Uniti dichiarano che hanno testate nucleari sul nostro suolo, “rassicurandoci” perché non possono essere utilizzate senza l’autorizzazione del Presidente degli Stati Uniti. Andreotti nega, anzi non nega, anzi dichiara un’altra cosa…

Ma gli USA hanno altro a cui pensare con 240 soldati morti alla settimana in Vietnam

Intanto si comincia, timidamente, a parlare di una malattia che mezzo secolo più tardi sarà ancora di tremenda attualità e tutt’altro che sconfitta

Novara balza alla ribalta delle cronache nazionali e finisce in prima pagina su Stampa Sera con una spettacolare sparatoria per le vie cittadine

E il Novara? Nella stagione 65/66 siamo tornati in serie B dopo 3 anni di serie C e a novembre andiamo a Palermo con una classifica invidiabile, grazie a 7 pareggi ottenuti nelle prime 11 partite che nell’era dei due punti per la vittoria sono tanta roba. I tifosi ci credono e ieri come oggi organizzano la trasferta

In panchina siede Peppino Molina ed in campo vanno i senatori Lena, Canto e Volpati. Il Palermo ci precede di un punto  e la vetta della classifica non è così lontana.

Gli azzurri soffrono inizialmente lo sbalzo climatico che nell’era glaciale del secolo scorso era normale: oltre 15 gradi a Palermo, sottozero a Novara! Ma poi impongono gioco e ritmo senza però trovare il gol della vittoria per colpa soprattutto di alcuni errori di Ricu Bramati.

L’inviato de La Stampa riconosce i meriti della squadra azzurra ed elogia i tifosi che anche nel 1965 sventolavano fieri la bandiera azzurra in ogni stadio d’Italia.

Per concludere, quindi se qualcuno ha da recriminare non è certamente il Palermo ma caso mai quei fedelissimi tifosi novaresi che con i loro bandieroni azzurri hanno seguito la squadra fin qui e avrebbero anche meritato la gioia del trionfo completo

Il campionato 1965/66 venne vinto dal Venezia che andò in serie A insieme al Mantova di Dino Zoff e al Lecco di Sergio Clerici. Il Novara si salvò senza affanni e alla fine superò di due punti il Palermo.

 

Se la cava meglio con i video che con la scrittura, spiega meglio il passato che il presente. Ma l’importante è che ci sia Novara ed il Novara di mezzo. La sintesi è la sua dote migliore.

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Giovanni da Caselle Lurani

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Era l’autunno del 76 e quel Novara arrivava da una stagione che, Catanzaro a parte, aveva fatto sognare tanti che, come me, non avevano ancora vent’anni.
L’arrivo di Lodetti con Buso, Vriz ed il ritorno di Fumagalli ci aveva fatto sperare, nonostante le tante uscite, in un altro campionato da protagonisti.

Retrocedemmo da ultimi senza nemmeno capire perché e Lodetti fece il suo, senza infamia e senza lode, con i suoi 34 anni che, a quel tempo e probabilmente con i tanti chilometri fatti per servire Rivera, erano tanti e si vedeva.

Lo salutammo l’anno dopo quando diede l’addio al calcio in un campionato di serie C che lo  vide poche volte in campo.

Ci inchiniamo comunque davanti ad un campione, dentro e fuori dal campo, ed ad un uomo che non fece mai pesare il suo passato.

Ciumi

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Ciao Maciste

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Ci ha lasciato Bruno Bolchi, allenatore del Novara nella stagione 1978/79. Si è spento all’età di 82 anni dopo una lunga malattia.

Nel 1961 fu il primo calciatore ad apparire sulle figurine della Panini ma a Novara lo ricordiamo per essere stato alla guida degli azzurri nella stagione 1978/79 lottando per la promozione in serie B fino a poche giornate dalla fine quando il processo per illecito causato dalle accuse di Troilo verso Scandroglio stroncarono ogni speranza.

Era un’ottima squadra quella guidata da Bolchi con Genzano, Basili, Giudetti nella sua stagione migliore, i giovani Gioria e Boldini e le colonne Veschetti e Jacomuzzi. Alla fine, concluse il campionato con 40 punti effettivi a soli 4 punti dal Parma promosso in B, con molti rimpianti.

Bolchi lasciò il Novara dopo una sola stagione per partecipare al supercorso di Coverciano che all’epoca non consentiva di allenare contemporaneamente una squadra. Successivamente divenne allenatore di successo raggiungendo diverse promozioni in serie A con Bari, Cesena, Lecce e Reggina oltre a due promozioni dalla C alla B con Bari e Pistoiese.

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il portiere più forte del mondo senza mani

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Garella divenne famoso giocando nella Lazio, nel Verona e nel Napoli ma il suo vero battesimo di fuoco, con un campionato spettacolare giocato da lui e da tutta la squadra, fu in quel Novara di Lamberto Giorgis.

Portiere anomalo per i tempi giocava solo con l’istinto … come dovrebbe fare un vero portiere: gambe, piedi e testa erano i suoi punti di forza; punti talmente forti che l’Avvocato arrivò a definirlo “il portiere più forte del mondo senza mani”.

Tanto era sgraziato ed aggressivo in mezzo ai pali tanto era gentile e buono fuori dal campo. Fu l’idolo di tanti di noi che in quei tempi giocavano in porta e che si arrangiavano come potevano con tutte le articolazioni che avevano a disposizione.

Dimenticato da tutto il mondo del calcio nonostante due scudetti vinti resterà indelebile nella memoria di tanti di noi la cavalcata di quell’anno in cui sfiorammo la promozione in A con lui come protagonista.

Ciumi

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