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Pensieri e parole

Il versante nobile della nostra vita

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Esiste qualcosa che unisce Novara città, Novara Provincia e Novara Calcio 1908?
Un filo conduttore che accomuna queste realtà politico-istituzionali e calcistico-sportive?
Apparentemente non si direbbe, fatto salvo il territorio dove si sviluppano le rispettive attività, che è spazio comune.
Ma sotto la lente di ingrandimento si possono scorgere episodi di grandi mortificazioni patite da ognuna di queste realtà. È uno strano destino quello che si affranca alle vicende dell’amministrazione pubblica di Novara, Provincia e il Novara Calcio 1908.
E ciò che le unisce, in un valzer fuori tempo 3/4, è un sensazione di profonda ingiustizia che da sempre le accompagna.

Credo sia superfluo risalire al 1976 per descrivere quanto a Catanzaro successe; i più arzillanziani se ne ricorderanno certamente, e senza entrare nel merito di giudizio di quanto accaduto, la decisione assunta in seguito dal giudice sportivo di allora, di far rigiocare l’incontro, di certo non ci favorì, stoppando la rincorsa degli azzurri a una possibile promozione.

Ma qualche anno dopo scoppia il caso Scandroglio, che viene accusato dal portiere del Lecco, tale Troilo, di aver offerto una cifra ragguardevole per favorire la vittoria del Novara. Tale accusa non trovò mai la benché minima conferma nemmeno tra i compagni del portiere Lecchese, ma al nostro giocatore venne comunque inflitta una lunga e ingiusta squalifica destituita da qualsiasi fondamento giuridico-penale (anche in chiave sportiva), non essendo supportata da nessuna prova attendibile se non quella basata dalla deposizione del portierucolo denunciante, definito dal nostro avvocato difensore, “mitomane e disturbato da manie compulsive di protagonismo”.
Ma tant’ è, il Novara fu giustiziato con sei vergognosi punti di penalizzazione.

Con un saltino a scavalcare una manciata di anni, la Provincia di Novara e il suo capoluogo, si apprestano a subire una serie incredibile di mortificazioni che concorreranno a dipingere un’immagine i cui tenui colori non riescono a nascondere l’insipienza di una classe politica e dirigente negletta.
Trascorso il brillante periodo vissuto al traino della “Milano da bere”, il gioco politico delle parti pilotò, più o meno coscientemente, la Provincia verso un triste e non voluto ridimensionamento, subíto passivamente in un modo troppo precocemente pessimista, da una classe politica purtroppo assente.

L’Ente Risi da tempo migrato a Vercelli, unitamente al Distretto Militare, anch’esso attribuito alla città bicciolana, sono stati il primo smacco subito dalla nostra comunità.
Per non parlare dell’impegno profuso vanamente dalle istituzioni, finalizzato all’insediamento, nella nostra città, della seconda Università del Piemonte, impegno, il cui unico merito inconsapevole fu quello di aver svegliato dal torpore altre città piemontesi che mai avrebbero intrapreso un percorso così difficoltoso. Il risultato lo conosciamo bene: il rettorato fu però assegnato a Vercelli.

E della Provincia ne vogliamo parlare?
Il Presidente, il buon Paolo Cattaneo, ebbe modo di assistere, praticamente impotente, alla spartizione del nostro grande e bello territorio, vecchio e caro, con il Ticino a distinguerci dalla Lombardia, il Monte Rosa in condominio con la Valle d’Aosta, Vercelli e la Svizzera, e nel mezzo i due laghi, Maggiore e d’Orta, sulle cui sponde soggiornarono, rapiti dalla grande bellezza di quei luoghi, personaggi del calibro di Hemingway e Nietzsche.
Ma se da una parte i politici delle due realtà se le suonavano di santa ragione per stabilire quali e quanti comuni spartirsi, dall’altra il Clero continuò a tenere la propria longa mano a protezione di tutti i campanili che dalla bassa, passando attraverso la Valsesia, arrivavano fino nel V.C.O.
Certo che pensare a un lago d’Orta, simbolo secolare dell’unità cusiana, ora non più tale, essendo esso condiviso dalle due province, risulta essere boccone amaro da ingoiare.

Difficile assolvere la classe dirigente di allora, impossibile sollevarla da precise responsabilità, improponibile rivalutarla ora senza averla riconosciuta responsabile di pavida gestione dei poteri a loro conferiti.
Complicato altresì capire i motivi che stanno alla base di una scelta che contrasta con il rispetto della storia e delle abitudini locali.
Se poi si considera che in quel tempo un Novarese sedeva al Quirinale e molti concittadini ricoprivano importanti incarichi parlamentari, diventa ancor più irritante, aver assistito a come la città e la sua provincia siano state saccheggiate senza avere opposto resistenza alcuna.

Fatto sta che anche nella nuova provincia serpeggiò un certo disagio, soprattutto in Ossola, quando si seppe che sulle targhe sarebbe comparsa la sigla VB, e che, successivamente, una cura dimagrante avrebbe condotto il territoriale nosocomio verso un ridimensionamento che il capoluogo Ossolano, ancora oggi fatica ad accettare, conscio del fatto che, una ventina di anni prima, i vagiti che il neonato movimento politico dell’ UOPA (Unione Ossolana per l’Autonomia) emetteva, ben altri risultati avrebbe auspicato.

Quanto sopra descritto conferma il volume di gravità delle mortificazioni subite, che, del resto, non sono le sole patite e che tanta rabbia suscitarono nei tifosi che a cuore tenevano le sorti azzurre; per ciò che riguarda invece gli altri, quelli strisciati, che sono la stragrande maggioranza a cui non importa nulla … non ci facciano caso a quanto scritto … del resto anche le mosche sono miliardi, epperó si accontentano di posarsi, numerosissime, sul primo stronzo che incontrano!!

Negli ultimi anni sono successe cose ancora troppo recenti per essere analizzate serenamente per poi essere consegnate e contestualizzate in un periodo storico che andrebbe valutato alla luce di una realtà che ancora definitiva non può definirsi.
Alludo tristemente agli avvenimenti riguardanti il filone che ci ha visto, nostro malgrado, invischiati in quel puttanaio che fu l’ultimo calcio scommesse, con gli sviluppi che tutti conosciamo e che fu in grado di produrre, con le sue penalizzazioni, strascichi che ci condizionarono negativamente gli anni a venire, mentre la stucchevole questione IRPEF, per poco, non ci condannò, anch’essa ingiustamente, a una forzata permanenza in Lega Pro; per fortuna ci pensò Stefano Pietribiasi, giocatore del Bassano, a pareggiare gli intorti.
Quindi, per concludere, mi sento proprio di affermare che un qualsiasi arbitraggio smaccatamente a noi sfavorevole, un paio di gol concessi agli avversari in palese furigioco, piuttosto che un gol a noi annullato ma regolare, non potranno cambiare le mie certezze: non me può fregare di meno delle ingiustizie perpetrate dal “bastardo e disonesto” di turno.
Noi abbiam la scorza dura … perché tutte le ingiustizie sin qui patite ci hanno fortificato, insegnandoci che il nostro mito azzurro rappresenta il versante nobile della nostra vita.

Forsa Nuara tüta la vita

Nonnopipo

 

Novara perchè è la mia città, il Novara calcio perchè è la squadra della mia città, il dialetto perchè se il futuro è una porta il passato è la chiave per aprirla. Forsa Nuara tüta la vita.

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Il tempo è scaduto

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Adesso ci siamo davvero. Il Tribunale di Novara ha fissato per il 29 novembre l’inizio della vendita all’asta di “CIMELI, PREMI, PUBBLICAZIONI ED AFFINI, tra cui coppe, trofei, raccolte, vestiti mascotte e riconoscimenti vari come da perizia”. L’asta sarà aperta fino al 13 dicembre, poco prima del 115° anniversario della nascita del Novara Calcio 1908.

Sono ormai più di due anni che cerco di stimolare, tramite questo spazio di libertà, istituzioni e associazioni pubbliche e private, facendo nomi e cognomi di chi potrebbe fare qualcosa e sono, forse illudendomi, ancora convinto che qualcuno di questi, nel silenzio, stia organizzando qualcosa per aggiudicarsi  l’asta.

13.620 euro (10.000 + IVA + Oneri). Questa è la base d’asta e trattandosi di “aggiudicazione definitiva senza possibilità di rilancio” chi indicherà la cifra più alta vincerà l’asta. Il destino e la Magistratura hanno tolto dalla competizione il Presidente della Pro Novara ma ciò non toglie che collezionisti e speculatori potrebbero essere interessati ad aggiudicarsi il lotto.

Contrariamente al Tribunale di Verona per il Chievo, quello di Novara non ha messo all’asta il “titolo sportivo” e a questo punto, molto probabilmente non lo metterà più all’asta. Questo significa che la matricola storica rimane nella disponibilità della FIGC che potrebbe decidere di chiuderla definitivamente. Se così fosse si concluderebbe senza alcun dubbio la storia del Novara Calcio 1908 e le società che rappresenteranno il calcio cittadino, FC Novara in primis, continueranno la tradizione sportiva del Novara Calcio 1908 così come successo per la maggior parte delle società calcistiche fallite.

Romanticamente ho sempre sperato di recuperare la matricola 33790 per riannodare il filo della nostra storia ma me ne farò una ragione. Ora però riportiamo a casa ciò che nella Storia abbiamo conquistato.

 

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Fino a quando batte il cuore c’è ancora speranza!

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Escono da scuola, vocianti e allegri. Corrono dando sfogo a quella vitalità imbrigliata e poi sopita nelle regole da rispettare.
Gridano, saltano, si sfogano, appunto.
Una multietnia confusa ma interessante che mischia senza problemi i diversi colori della pelle su quelle faccine ancora libere da condizionamenti imposti dall’egoismo dei grandi.
Si liberano dagli indumenti imposti, mentre gli zaini, pesanti come quelli portati a schiena di mulo dagli alpini, giacciono offrendo una sensazione di abbandono anche se temporaneo.
Da sotto quei grembiuli spuntano maglie di calcio, alcune originali altre tarocche, altre ancora improvvisate, altre impossibili da sintonizzare sulle frequenze del calcio.
Basta un pallone, a patto che rotoli colpito da qualche calcione ben assestato, a patto che si rispettino le regole improvvisate anch’esse, a patto …
Strisciate le maglie, tutte, che senza il nero verticale sarebbero rosse, bianche e blu, si blu, perché l’azzurro che abita in questa città è ben diverso. Il nero che hanno in comune le identifica come ospiti, almeno per me.
Ma loro giocano ugualmente, indifferenti alle differenze, dribblano anche le panchine e le convenzioni intrise di razzismo, mentre allo scivolo ci passano sotto, poi un tiro finisce contro un cestino dei rifiuti il cui compito straordinario è quello di fare il palo a sua insaputa, l’altro non esiste, o meglio, esiste nel diritto di ogni bambino di immaginarlo piantato dove meglio crede.
Ed è incredibile come una porta senza traversa e senza un palo, riesca nell’impresa di fare accettare, a chi lo ha subíto, un gol non gol senza discussioni e soprattutto senza il quarto uomo e la VAR.
Magie dell’innocenza, miracoli prodotti dalla sola voglia di dare un calcio non tanto ad un pallone, che potrebbe colpire un cestino saltuariamente svuotato dall’immondizia, ma spingere quella sfera al di la della realtá di tutti i giorni, portandola a superare la linea della porta oltre la quale esistono i sogni che solo i bambini sanno fare ad occhi aperti.
Gioca!! Gabriele, gioca finché puoi sognare un calcio libero da condizionamenti, un calcio costruito solo per te su un terreno che sia pieno di ostacoli gioiosi come solo quelle giostrine impiantate su questo prato sanno esserlo, e fino a quando la tua maglietta azzurra, con quello scudo, bianca la croce in campo rosso, che posizionato sul cuore, registrerà sempre la tua fede come sa fare un holter cardiaco.
Il nostro scudetto sarà rispettato e considerato valoroso e nobile al pari di quello posto su quelle maglie strisciate e foreste che noi, come ti ho insegnato, non disprezziamo, in quanto vengono anch’esse sudate dalla gioia di chi le indossa.
Mezz’ ora dura lo svago, mezz’ora rubata ai compiti ma restituita alla fantasia e alla libertà, però ora ti devo chiamare, anche se so che farai finta di non sentire, lo facevo anch’io quando la nonna Rina urlava dal fondo del campetto dell’oratorio di Veveri chiamandomi … non sentivo, proprio come stai facendo tu, non sono mica nonno per caso eh, li conosco tutti questi trucchetti, sono stati il mio salvagente, il mio diritto a richiedere che mi venisse accordato l’orario lungo per giocare a calcio fino a quando l’oscuritá imponeva la ritirata.
Quarantacinque minuti ormai, il tempo che misura la metà di una partita, la sera cala lentamente su quei calci offerti a una sfera che rotola, di qua e di la senza avere apparentemente una destinazione precisa e forse avendo i minuti contati.
Andiamo, le maglie sono sparite ognuna verso destini giá scritti ma ancora da interpretare, ognuna sulle ali della speranza piú che sulle giovani spalle di ragazzini appartenenti alle piú varie etnie.
Sali, Gabry, sali in macchina e occhio alla cartella, (io la chiamo ancora così) come è andata oggi a scuola? Cosa hai mangiato a pranzo? Le solite domande, quelle che ti pongo tutti i giorni … no, oggi no, oggi non ti chiedo nulla, oggi indossi quella maglia che è un lasciapassare per i sentimenti piú belli, proprio in questa settimana che porterá a quella che è celebrata non come una semplice partita, ma “LA PARTITA!!!”
E tu mi chiedi di ascoltare quel CD che spesso ti nego all’ascolto tutto preso come sono a guidare nel traffico o a pensare ai cavoli miei che talvolta sono di una grandezza esagerata, questi cavoli!!
Oggi no, oggi ti voglio più bene del solito, ti amo più del solito, oggi non so perché ma è cosi.
E allora te lo metto il tuo CD, te le metto le tue due canzoni preferite, io le ho già sentite tante volte al punto che quando si arrivava a casa le suonavo entrambe con la chitarra mentre tu ascoltavi incuriosito quanto la mia interpretazione fosse curiosamente distante dall’originale.
Vabbè dai!! ascoltale pure e alza il volume, anzi sparalo a mille, anche se magari qualcuno ci manderà affanc…ops, scusa, non si dicono parolacce in presenza di bambini … ci manderà a quel paese!!
Parte la batteria cadenzata al ritmo di marcetta, la nostra marcetta, Gabry, quella che mi chiedi di ascoltare tutti i giorni all’uscita da scuola e io ti accontento quando non sono inverso.
Canti sottovoce accompagnando quell’incedere musicale, che si confonde con i battiti disordinati del mio cuore, aiutandoti con le dita della mano sinistra, intanto che il ritmo della musica compie il suo percorso naturale verso quei sentimenti più spontanei e liberi che ci hanno consentito di amare quell’azzurro colore.
Un minuto e trentotto secondi dura questa melodia, ma tu prima che finiscano le note mi chiedi con garbo misto a preoccupazione : “Nonno, perché stai piangendo??”
Nonnopipo

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Schiavi di una fede

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Siamo schiavi di una fede.

E la cosa buffa (ma neanche tanto!!) è che non ci dispiace affatto.

Che strano peró, dover riconoscere che il grafico del nostro umore risulta legato all’andamento di una squadra!!!

Ed è a questo punto che la matassa si sbroglia fornendo una veritá indiscutibile: non si tratta solo di una squadra.

Sarebbe intollerabilmente riduttivo e semplicistico se cosí fosse, e tutto venisse attribuito esclusivamente a un discorso legato al tifo.

Perchè il tifo e, conseguentemente il suo interprete principale che è il tifoso, è composto da quegli ingredienti naturali che si chiamano passione e amore.

E la passione e l’amore sono immortali, infiniti, insensibili al dubbio e all’incertezza.

Li trovi negli occhi di chi esulta e nelle lacrime di una delusione, nel pallone che gonfia la rete o nel palo che soffoca in gola l’urlo liberatore.

Perchè, come disse lo scrittore argentino Jorge Luis Borges, “ogni volta che un bambino prende a calci qualcosa per strada, lì ricomincia la storia del calcio”

 

Forsa Nuara tüta la vita

 

Nonnopipo

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