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Storia e memoria

Foggia Novara 1961

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Era l’aprile 1961, non ero ancora venuto al mondo mentre Ciumi fumava già qualsiasi cosa.
Il mondo era un gran casino, Fidel Castro aveva appena preso a calci in culo gli esuli cubani addestrati dalla CIA che volevano rovesciare il regime e in Algeria un gruppo di generali francesi stava tentando, con un colpo di Stato, di contrastare il negoziato di De Gaulle per l’autodeterminazione dell’Algeria.

L’Italia era in piena estasi da boom economico e tutti sognavano la nuova FIAT 1300…

E il Novara? Il Novara stava disputando un campionato complicato, il più difficile dopo 10 anni passati in serie A e alta serie B. Mancavano 7 partite al termine e la partita con il Foggia doveva consolidare la zona salvezza. La missione fu compiuta ed arrivò un bel pareggio grazie al quale il Novara manteneva un vantaggio di 6 punti sulle ultime in classifica. Sei punti a sette partite dal termine a 7 partite dal termine quando la vittoria valeva 2 punti erano un bel vantaggio. Infatti l’articolo de La Stampa si concludeva con un rassicurante augurio: “Il Novara ha invece consolidato la sua posizione e può avviarsi ad un più tranquillo finale di campionato.”

Invece no, le quattro successive sconfitte consecutive inguaiarono la squadra azzurra che finì il campionato 1960-61 al terzultimo posto a pari punti con la Triestina. Situazione che obbligò le due squadre a sfidarsi per la salvezza.
Lo spareggio si disputò sul campo neutro di Ferrara e le cronache parlano di un dominio della squadra azzura con Baira, 38 anni, migliore in campo: “un’attività da encomio solenne. E’ stato lui a guidare i suoi compagni alla meritata vittoria sulla Triestina”. Vittoria che arriva però solo ai supplementari grazie al gol di testa di Zanetti. Al gol decisivo del Novara, il medico sociale Dott Fortina (nonno di Giorgio Fortina, attuale medico sociale del Novara) sveniva ai bordi del campo per la tensione e ci voleva un altro medico per rianimarlo. “Poi la fine” così conclude Giulio Accattino su La Stampa.

Depa.

Se la cava meglio con i video che con la scrittura, spiega meglio il passato che il presente. Ma l’importante è che ci sia Novara ed il Novara di mezzo. La sintesi è la sua dote migliore.

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Giovanni da Caselle Lurani

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Era l’autunno del 76 e quel Novara arrivava da una stagione che, Catanzaro a parte, aveva fatto sognare tanti che, come me, non avevano ancora vent’anni.
L’arrivo di Lodetti con Buso, Vriz ed il ritorno di Fumagalli ci aveva fatto sperare, nonostante le tante uscite, in un altro campionato da protagonisti.

Retrocedemmo da ultimi senza nemmeno capire perché e Lodetti fece il suo, senza infamia e senza lode, con i suoi 34 anni che, a quel tempo e probabilmente con i tanti chilometri fatti per servire Rivera, erano tanti e si vedeva.

Lo salutammo l’anno dopo quando diede l’addio al calcio in un campionato di serie C che lo  vide poche volte in campo.

Ci inchiniamo comunque davanti ad un campione, dentro e fuori dal campo, ed ad un uomo che non fece mai pesare il suo passato.

Ciumi

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Ciao Maciste

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Ci ha lasciato Bruno Bolchi, allenatore del Novara nella stagione 1978/79. Si è spento all’età di 82 anni dopo una lunga malattia.

Nel 1961 fu il primo calciatore ad apparire sulle figurine della Panini ma a Novara lo ricordiamo per essere stato alla guida degli azzurri nella stagione 1978/79 lottando per la promozione in serie B fino a poche giornate dalla fine quando il processo per illecito causato dalle accuse di Troilo verso Scandroglio stroncarono ogni speranza.

Era un’ottima squadra quella guidata da Bolchi con Genzano, Basili, Giudetti nella sua stagione migliore, i giovani Gioria e Boldini e le colonne Veschetti e Jacomuzzi. Alla fine, concluse il campionato con 40 punti effettivi a soli 4 punti dal Parma promosso in B, con molti rimpianti.

Bolchi lasciò il Novara dopo una sola stagione per partecipare al supercorso di Coverciano che all’epoca non consentiva di allenare contemporaneamente una squadra. Successivamente divenne allenatore di successo raggiungendo diverse promozioni in serie A con Bari, Cesena, Lecce e Reggina oltre a due promozioni dalla C alla B con Bari e Pistoiese.

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il portiere più forte del mondo senza mani

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Garella divenne famoso giocando nella Lazio, nel Verona e nel Napoli ma il suo vero battesimo di fuoco, con un campionato spettacolare giocato da lui e da tutta la squadra, fu in quel Novara di Lamberto Giorgis.

Portiere anomalo per i tempi giocava solo con l’istinto … come dovrebbe fare un vero portiere: gambe, piedi e testa erano i suoi punti di forza; punti talmente forti che l’Avvocato arrivò a definirlo “il portiere più forte del mondo senza mani”.

Tanto era sgraziato ed aggressivo in mezzo ai pali tanto era gentile e buono fuori dal campo. Fu l’idolo di tanti di noi che in quei tempi giocavano in porta e che si arrangiavano come potevano con tutte le articolazioni che avevano a disposizione.

Dimenticato da tutto il mondo del calcio nonostante due scudetti vinti resterà indelebile nella memoria di tanti di noi la cavalcata di quell’anno in cui sfiorammo la promozione in A con lui come protagonista.

Ciumi

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