Editoriale
Quando Avellino e Viareggio non sono così lontane.
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6 anni faon
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ilVannu
In settimana, mentre fingevo di lavorare in ufficio con una dignità e una classe degna dei colleghi di Fantozzi, mi è arrivato un whatsapp di Sartorio che, contrariamente al sottoscritto, cazzeggiava senza alcun ritegno e scrupolo in università. Mi chiedeva quali fossero state le partite del Novara che mi avessero deluso maggiormente. Solitamente le delusioni importanti coincidono sempre con sconfitte importanti, nelle partite decisive ma io, oltre alla indimenticabile Novara Solbiatese 2-4, gli dissi un Novara Viareggio 0-2 (in realtà mi ricordavo uno 0-1, ma wikipedia non sbaglia quindi accettiamo lo 0-2 che tanto non cambia la sostanza). Quell’annata idealmente rappresentava per il Novara una sorta di rinascita dopo la retrocessione in serie D nello spareggio a Modena contro il Pontedera, e infatti l’inizio di campionato fu abbastanza positivo tanto da ridare al pubblico e alla città, per quanto possibile, un nuovo entusiasmo e speranza. In occasione di quella partita contro un’avversaria storica e accreditata per un campionato di vertice (fallì poi solo di un punto la promozione) e con un nutrito numero di tifosi al seguito, la città si caricò a dovere e un giovane Vannucci tornò a sognare dopo l’ottimo ma inutile torneo del 1986-87. Non si giocò nemmeno male, ma un contropiede di quelli che ti entrano dentro come un coltello nel burro e, se non ricordo male, la solita punizione che boh…si poteva forse parare o forse no, certificarono la grande delusione. Per carità, il Novara fece poi un dignitoso campionato, per quanto possibile farne a inizio anni 90 in serie C2, ma il primitivo concetto del “mai una gioia” iniziò probabilmente a prendere forma.
E’ cambiato il mondo, il contesto, la storia, l’epoca, le aspettative e pure è cambiato almeno il 90% delle persone presenti rispetto a quella partita citata, tuttavia tornando a casa ho pensato proprio nuovamente a quel Novara Viareggio, perché la delusione è stata simile. In Novara Avellino di ieri non si è giocata la partita in assoluto fondamentale per la stagione, come peraltro non fu quel Novara Viareggio, ma entrambe rappresentavano una sorta di speranza. Quasi 30 anni fa c’era in gioco non solo il momentaneo vertice della categoria, ma in palio c’era la certezza di essersi messi alle spalle quella paura di scomparire, di non farcela, di vedere il nostro Novara perdere ovunque, mentre ieri ci siamo giocati una grossissima fetta di entusiasmo, di autostima, di sicurezza per il proseguo di questo campionato ancora fortunatamente allo stato embrionale ma che, dopo ieri, oggettivamente appare molto più in salita di quello che potevamo pensare. Sì, le delusioni e i sentimenti credo non vadano spiegati ma solo raccontati, e personalmente trovo quindi molte analogie con quelle due delusioni provate.
Ma torniamo a ciò che più ci interessa, ovvero Novara Avellino. Inutile girarci intorno, era una partita da vincere, possibilmente convincendo. Il passo falso infrasettimanale e tutti i grossi dubbi fino ad oggi lasciati dalla nostra squadra imponevano una risposta convinta ed inequivocabile che purtroppo c’è stata, ovviamente contraria alle aspettative. Non voglio dare ora un taglio tecnico all’editoriale perché ho alle spalle un Ciumi che è dato molto incazzato con la sua analisi tecnica, per cui mi limiterò solo ad alcune considerazioni.
Eugenio Corini. Considerato il punto di partenza per una rinascita, stavolta più emozionale che tecnica visto che i predecessori hanno tutti portato a casa la pelle più o meno egregiamente, si è probabilmente giocato qualsiasi tipo di bonus ed apertura concessa dal pubblico. A prescindere dalle proprie impressioni iniziali sul tecnico appare evidente di come, chi per convinzione, chi per esasperazione per la stagione passata e chi per puro atto di fede, abbia concesso al nostro Mister una sorta di impunità, di alibi ed amnistia su qualsiasi scelta tecnica o scempio visto in campo. Direi che siamo arrivati al capolinea di questo approccio filosofico e che siano arrivati i tempi in cui il buon Eugenio indossi una tuta ed un elmetto in più piuttosto di un Nervesa su misura con un perfetto nodo alla cravatta. In sintesi, che sia stato un esempio come calciatore, come uomo e che abbia tutte le migliori intenzioni al mondo di integrarsi nel tessuto sociale come fosse un vero novarese non interessa più nulla a nessuno. Anzi, se proprio vuole sentirsi come noi, allora impari alla svelta che siamo un popolo di merda e che ci stiamo sui coglioni a vicenda perché ognuno di noi considera il proprio vicino un perfetto scemo, e quindi per noi un allenatore con la mentalità vincente, che vuole divertire e proporre un calcio di attacco nuovo ed emozionante e invece ne produce uno dove quasi ad ogni tiro che ci fanno contro è goal e davanti invece centrano la porta 4 volte in 7 partite non è un allenatore del futuro ma un coglione del presente. Ergo faccia lui insomma. Di tempo ce n’è ancora.
A tal proposito, e ieri in altre sedi ho già avuto un confronto in tal senso, è un peccato dover notare la quantità di tifosi che sembra abbiano quasi riabilitato Boscaglia solo per poter trovare appiglio alla critica a Corini. “Se Boscaglia avesse fatto questo l’avrebbero crocefisso”. Ecco, tutti gli amici che han sostenuto questo mi han dato l’idea di quegli italiani che urlano “non vanno in piazza a contestare il governo e la crisi ma la propria squadra di calcio sì” (ovviamente senza andare in prima persona in piazza a contestare) curandosi di smarcarsi subito da quella corrente di pensiero che, ad oggi, non è vincente quasi per voler dire “ecco, avete rotto i coglioni con Boscaglia ora le cose vanno peggio, è colpa vostra”, atteggiamento peraltro tipico novarese. Se ci fosse stato oggi Boscaglia e se avesse fatto l’inizio di campionato di Corini, non saremmo stati tutti in prima linea a contestare la scelta della Società??? Quindi di cosa stiamo parlando? Il fatto che quest’anno per ora le cose non stiano andando come sperato non può a mio avviso autorizzare nessuno a riscrivere una recente storia passata non soddisfacente. Un Corini ad oggi deludente non può riabilitare di certo Boscaglia. Semmai, perché invece di cercare il sottoscritto fuori dallo stadio per fargli la battutina “se Boscaglia avesse fatto questo l’avrebbero crocefisso” nessuno allo stadio ha detto niente al nuovo allenatore? Ripeto, senza che nessuno si offenda, siete come quelli che urlano contro lo Stato ma dal divano di casa propria. Questa testata ha concesso un’apertura di credito a Corini ma, da quel momento, non è mai stata tenera con lui. E sicuramente non lo sarà, dal punto di vista tecnico che è quello che conta, da adesso in poi perché appunto il credito è finito.
Altro aspetto preoccupante e deludente è quello dell’entusiasmo. Ad ogni partita, pur con numerosa presenza di ospiti, ma soprattutto anno dopo anno, si sta erodendo la parte di pubblico presente allo stadio. E’ sotto gli occhi di tutti e riguarda qualsiasi settore del Piola. Se il calo di pubblico è un problema generalizzato italiano, verrebbe da dire che a Novara lo è un po’ di più. Secondo me questo va ben oltre le solite considerazioni sul costo, sulle offerte, sulla politica di marketing. Il prodotto Novara Calcio non crea più interesse nel suo bacino territoriale di competenza. E proprio in virtù di questa considerazione, l’eventuale fallimento di Corini avrebbe effetti devastanti sul futuro del pubblico pagante perché, piaccia o no, la nuova operazione di innamoramento alla nostra squadra e di restyling dell’immagine societaria e del marchio Novara Calcio passa da lui, dalla sua storia di calciatore e da dove porterà il Novara calcio stesso. Obiettivo ambizioso e di non facile raggiungimento immediato, ma sicuramente, ad oggi, ancora ben lontano da un risultato credibile ed importante.
Il calcio italiano si basa su schemi abbastanza chiari e consolidati da oltre un secolo. Il primo a pagare è sempre l’allenatore e, ad oggi, è giusto che Corini si senta almeno criticato. Ma personalmente non ho dimenticato un mercato estivo trascorso per lo più a rispondere a inutili telefonate infinite volte solo ad arrivare agli ultimi giorni di mercato. E quando ad un allenatore consegni l’undici titolare a 15 minuti dalla fine del mercato ed effettui operazioni tali per cui gli fai buttare nel cesso tre quarti di preparazione estiva, qualche domanda andrebbe fatta anche a chi sta sopra lui. Per esempio, era davvero così impossibile regalare a Corini un Moscati dal Livorno prima del 30 Agosto, in modo da poterlo integrare maggiormente e subito? Verranno sicuramente anche i tempi dove chi di dovere dovrà rispondere di questo, ma per ora chiudiamo con un Forza Novara sempre. Mai come ora è la cosa che serve di più.
Claudio Vannucci
Fondatore dei Blog Novara Siamo Noi e Rettilineo Tribuna, Vice Presidente del Coordinamento Cuore Azzurro e fraterno amico di chiunque al mondo consideri lo stadio la sua seconda casa. O addirittura la prima. Editorialista estremista, gattaro.

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Una giusta dose di credibile costruttività non può prescindere da una legittima critica, soprattutto quando è fondata. E questo è il motivo per cui sarò molto critico, forse pure troppo, col Novara relativamente alla vicenda Benalouane, anche perché eventuali colpe del Piacenza sinceramente mi importano poco, ma diversa è la situazione in cui qualche colpa ce la possiamo avere noi. E in tal senso, quel comunicato di ieri improntato un po’ sul prendere le distanze dalla reazione del giocatore e contemporaneamente buttarla tutto sul servizio d’ordine e sui cattivi tifosi locali, ma soprattutto il contro comunicato piacentino nel quale in sostanza si dice il contrario, fortificano in me l’idea che la verità stia nel mezzo, e quindi abbiano colpe tutti. Perché ha colpe il Novara? Ce le ha, perché una Società professionistica di calcio dovrebbe imporre delle regole ai suoi giocatori (tendenzialmente dovrebbe esistere un DG preposto propio a fare queste cose), alcune delle quali riguardano l’atteggiamento da avere nel pre, durante e post partita. In alcune vecchie gestioni del fu Novara Calcio 1908, vi garantisco che in determinate partite non poteva succedere che un giocatore arrivasse allo stadio in auto, o potesse lasciarlo con propri mezzi, esattamente per il teorico rischio che potesse succedere quello successo a Benalouane, a prescindere da chi ha iniziato e dalla ragione o torto. Mi dispiace dare l’idea di essere critico, ma sbagliano i tifosi che la mettono sul fatto “ma il giocatore non è possibile che non possa essere libero di andare un secondo in auto”. No, sbagliato, non funziona cosi il mondo del calcio. Se vai a Ligorna o a Romentino puoi fare quello che vuoi, ma in taluni stadi il giocatore non deve uscire dall’area a lui riservata, e se la trasferta fosse particolarmente “calda” non esiste che arrivi o se ne vada coi suoi mezzi. Punto. Ai tempi di Faccioli o Morganti, pur gestioni criticabili sotto certi punti di vista, queste cose non sarebbero mai capitate per il motivo che vi ho detto. Inutile poi buttarla sulle inefficienze del servizio d’ordine e delle forze dell’ordine, che sicuramente dovranno spiegare qualcosa, quando un tuo tesserato prende ed esce in mezzo al pubblico locale. E’ assurdo quello che dico? Perdonatemi, ma con i ragionamenti basati sul mondo perfetto ed ideale che vorremmo tutti vivere non si va da nessuna parte. Se non ci fosse la malavita non esisterebbe la polizia e le carceri, se non ci fossero le guerre non esisterebbero gli eserciti, se non ci fossero i malati non esisterebbero gli ospedali. Ma non è questo il mondo nel quale viviamo, perché invece lo facciamo in uno assolutamente imperfetto nel quale la maggior parte dei tifosi di calcio ha imparato a convivere con certe regole tra cui quelle che in trasferta non vai in mezzo ai tifosi locali vestito dei tuoi colori. Se lo fai può anche essere che finisci male. Punto. E questo deve valere anche per i giocatori. Quindi, a un primo livello, chi deve imparare l’ennesima lezione come sempre è la nostra Società che evidentemente non ha ancora capito come si sta al mondo nel professionismo.
Quello che voglio dire è che il Novara FC, pur non avendo nulla da spartire col Novara Calcio 1908, si deve mettere in testa di dover convivere con la sua eredità, e soprattutto con un immaginario collettivo dei tifosi italiani che, talvolta portati in inganno da un’informazione penosa, ci identificano comunque tutti “nel Novara”. E una volta passa il messaggio che il Presidente si fa beccare in Calabria con la mazzetta di soldi, e un’altra passa che l’altro Presidente va in galera e il vice ai domiciliari, un’altra ancora passa quella del Presidente attuale che da del coglione a tutti (che poi visto i risultati ha avuto pure ragione, ma vabbè), una ancora passa che un altro Presidente va anche lui in galera per riciclo, e un’altra passa che un nostro giocatore manda in ospedale un “povero tifoso” piacentino. Queste cose fanno male solo al Novara FC attuale e chissenefrega che non centra nulla col vecchio Novara, perché lo sappiamo perfettamente che passano mediaticamente in forma distorta, e il solo modo per acquisire serietà e credibilità è proprio non mettersi in queste situazioni. Prima di parlare dei giocatori o del fatto specifico, serve che facciano una riflessione loro perché un caso del genere non deve succedere a monte, e il Novara FC non può permettersi figure di merda mediatiche. E meno male che alla fine, almeno nel mondo social dei tifosi, è passato più il tifoso del Piacenza come “povero pirla che fa il gradasso e le prende pure da un giocatore”.
Poi passiamo a Benalouane, per il quale perdonatemi ancora, essendo figura con esperienza mondiale come la sua, verrebbe da dare per scontato che sappia come ci si dovrebbe comportare al mondo ma evidentemente no. E proprio perché è figura altamente esperta, non mi venite a raccontare che gli possa essersi chiusa la vena perché gli han dato del “Tunisino di m..”. Dai non è credibile, chissà quante volte glielo hanno detto nella vita. Più credibile il fatto che sia stato provocato più del dovuto o che, in estremo, si sia sentito minacciato e abbia reagito (male) per difendersi. Detto questo, purtroppo continuo a non capire e a rimanere allibito dai commenti di molta gente che conosco e che ho considerato sempre equilibrata, nel dire “ha fatto bene”. Più nello specifico, non comprendo la contraddizione dello scusarlo solo perché è entrato il meccanismo mentale tale per cui “è del Novara, loro sono avversari, e io sto col Novara”. Parliamo di fatti: abbiamo criticato Benalouane perché si è preso un rosso scemo che è probabilmente costato una mancata vittoria, e la gente lo ha massacrato. Abbiamo criticato Benalouane per la delirante reazione all’intervista di Faranna e Barbero nel post Verona, e la gente lo ha massacrato. Abbiamo criticato Benalouane per la reazione ad un confronto dei tifosi nel quale avrebbe avuto atteggiamento di sfida invitandoli fuori dalla stadio, e la gente lo ha massacrato. Abbiamo (io soprattutto) criticato Benalouane per la pessima scenata in tribuna con la dirigenza che non ha fatto nulla, e la gente (poca) lo ha massacrato ma soprattutto lo hanno massacrato tutti gli addetti ai lavori presenti al fatto. In tutti questi episodi l’accusa che abbiamo fatto al giocatore è, in forme diverse, di aver provocato. Ora su questo fatto chissà perché debba passare per idolo “perché è stato provocato” quando, mi pare evidente, ci troviamo davanti ad una persona che ha grosse carenze di equilibrio e di tenuta mentale. Chi ha tutto da perderci, e vediamo di essere chiari e pratici, è il giocatore che si è messo in una situazione molto delicata che potrebbe aver enormi ripercussioni su di lui. Perché se quello del Piacenza dovesse denunciarlo, posto che non sia uscito dall’Ospedale con una prognosi tale per cui giustificherebbe una denuncia automatica, il ragazzo verrebbe certamente condannato. Con tutto ciò che ne potrebbe conseguire a lui e al Novara.
Cosa avrei fatto io se mi fossi trovato in quella situazione? Domanda scema, primo perché è probabile non mi ci sarei trovato, ma soprattutto perché io sono tifoso e non giocatore professionista. Avrei reagito male, probabilmente a differenza di Benalouane all’ospedale con dieci punti ci sarei finito io, mi sarei beccato il daspo e, amici intimi a parte, la maggior parte dei colleghi tifosi mi avrebbe dato del coglione perché dopo 40 anni di stadio non ho evidentemente ancora capito come si sta al mondo. Che è lo stresso motivo per cui, anche se avesse ragione e fosse giustificabile la reazione, do io del coglione a Benalouane.
Rimango della mia idea di base, ovvero che questo giocatore, nel complesso, abbia creato più danni rispetto ai benefici, e adesso sono tutti cazzi del Novara che se lo ritroverà anche il prossimo anno. Non è sicuramente colpevole al 100%, ma non è in questa vicenda pulito. Come non lo è il Novara. E se si vuole crescere bisogna partire da questo.
Claudio Vannucci
Editoriale
Una storia di contingenza e progettualità
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2 settimane faon
13 Marzo 2023By
ilVannu
La contingenza è quella situazione o circostanza per cui sei chiamato a far fronte ad uno o più specifici problemi che hanno totalmente alterato quella condizione di normalità, o di standard, cui si era predisposti ad affrontare. In tal senso, l’era Marchionni 2.0 è stata, e lo è ancora, oggettivamente caratterizzata dal dover far fronte a situazioni paradossali. Faccio un esempio: in almeno due partite ci si è trovati nella situazione di aver seria difficoltà a schierare 11 giocatori di categoria, per non parlare poi del tema sostituzioni in corso d’opera per le quali, se credenti, la sola cosa da fare era il farsi un segno della croce. In quel momento era crollato pure l’ambiente, da taluni visto come concausa dei problemi del Novara FC, che ha certamente reso più difficile il compito dell’allenatore. Ecco, mi permetto però di far notare come in un certo senso quel moto di orgoglio visto nelle due ultime vittorie consecutive sia casualmente proprio coinciso con due precisi interventi: “contestazione” della curva e del pubblico (la parola contestazione è volutamente tra virgolette perché molti che parlano di contestazione forse non sanno altrove a che livello della stessa si può arrivare, ma vabbè) e conferenza stampa del Pres, da me criticata e che ancora oggi considero concettualmente fuori luogo, durante la quale ha sostanzialmente “contestato” pure lui tutta la sua squadra. Con questo voglio dire, anzi, mi rivolgo apertamente a chi tutte le volte che la tifoseria alza i toni tende a far partire una stucchevole difesa di ufficio basata su un concetto tutto particolare di tifo in base al quale debba sempre andare tutto bene, che talvolta è proprio toccando nell’orgoglio un gruppo apparentemente demotivato e stanco che si possono trovare quegli stimoli di rivalsa. E questo è proprio uno dei motivi per cui, più si alza l’asticella tecnica, e più il contesto, nel bene e nel male, fa la differenza. Non è un caso che, certe piazze con poco tifo, quando vincolo lo fanno solo perché trovano l’annata in cui sono davvero più forti di tutti, ma altrimenti, pur in un contesto di stagione assolutamente positiva, arrivano al bello e perdono anche perché le motivazioni alla lunga scemano e la pressione può fare la differenza. Quando è sempre tutto un paradiso, quando sia che si vinca o si perda “ma chissenefrega, sono bravi ragazzi e gli vogliamo bene”, alla lunga scatta qualcosa per cui anche tra i giocatori “ma chissenefrega è andata cosi, pazienza”. E per chi non crede a quanto dico, sappiate che lo faccio sulla base di innumerevoli testimonianze ricevute da tanti giocatori cui negli anni ho avuto il piacere di chiacchierare. I calciatori sono così, ognuno poi si alimenta le proprie amicizie, ma fondamentalmente sono ragazzi e come tali vanno gestiti col bastone e con la carota. Solo che è quando li gestisci col bastone che capisci realmente chi ha la stoffa e vuole reagire ma anche chi, tra la piazza, probabilmente non ce l’ha e gli va bene sempre tutto. San Giuliano e la Juve di ieri sono state due squadre scarse, o meglio grame grame, ma quante altre volte abbiamo perso contro altrettante squadre penose? Quindi merito ai nostri giocatori ma anche chi tra la tifoseria ha saputo evidentemente toccare le corde giuste.
E poi c’è la progettualità futura, che a meta marzo dovrebbe già essere tema di primaria importanza. In un recentissimo incontro tra Ferranti e la tifoseria organizzata, a mia precisa domanda circa il futuro ha risposto così: “3 scenari. 1 rimango io ma con budget molto limitato stile Alessandria questa stagione, 2 entrano due Soci (ovviamente non novaresi), 3 vendo”. Tralasciamo l’opzione 3 che mi pare irreale o comunque una storia ancora tutta da scrivere, e tralasciando anche lo scenario 2 per il quale è evidente che arriverebbero ingenti investimenti, ad oggi lo scenario 1 è il più credibile ed attuale sul quale ragionare. A caldo ammetto di essermi fatto un po’ prendere dallo sconforto, ma poi ragionandoci su ho capito che Ferranti va sempre letto con ausilio della pagina 777 del televideo e poi messo su Google Translate, perché dice una cosa ma nella sua testa magari pensa altro. Infatti un conto sarebbe stato quello di partire da zero con budget come quello dell’Alessandria, e un altro quello di partire con una base di rosa intervenendo sulle caselle mancanti. Al netto della delusione attuale e dell’ambizione di ognuno di noi, ad oggi abbiamo una serie di giocatori che ragionevolmente faranno parte o potranno far parte del futuro, e tra questi inserisco per esempio figure come Pelagotti, Illanes, Margiotta e Varone i cui contratti saranno tutti da siglare ma che, immagino, possano concretizzarsi in maniera naturale visto quella sorta di “riconoscenza” verso il Novara che avranno perché in un certo senso li abbiamo rilanciati. Ai quali aggiungiamo i vari Ranieri, Urso (buona guarigione), Tentoni, Ciancio (talvolta discutibile ma di fatto tra i più utilizzati), un Galuppini sul quale andrà comunque fatta una riflessione seria (il diritto di riscatto è nostro) e un Khailoti che, se non ce lo ruberanno, è sicuramente di alto profilo per la categoria. Oltre a Vuthay che almeno in un parco di 5-6 attaccanti ci può pure stare. Lavorando su questo gruppo, in un contesto magari meno folle e con un direttore sportivo coi controcoglioni (o aiutato da analoga figura consulenziale), non è vero che si è destinati a far male senza ingenti immissioni di liquidità. Certo, una grossa riflessione andrà comunque fatta su Marchionni, che al netto del problema contingente, qualche grossa lacuna la sta dimostrando.
Insomma, crisi finita? assolutamente no, ma non possiamo nemmeno essere ipocriti e non rilevare come in soli 7 giorni la nostra situazione sia diametralmente cambiata. Viviamo la giornata tifando Novara con in mano un bastone e in tasca una carota. Che tanto male evidentemente non fa.
Claudio Vannucci

Tendenzialmente tutti i Presidenti mi sono sempre stati sulle scatole, ma è un problema mio. I soli due cui ho realmente voluto bene sono stati Armani e Ferranti. Perché a Ferranti, nonostante tutto ciò successo quest’anno voglio davvero bene. Concordo con l’amico Mauro e i suoi messaggi che mi ha inviato a caldo, oggi il Pres non mi ha fatto incazzare e non mi ha nemmeno deluso più di tanto. Mi ha fatto quasi pena, nell’accezione più affettuosa possibile di questo termine. Ho visto un uomo distrutto, triste, che però ha perfettamente dato dimostrazione del perché le cose non vanno e su dove deve migliorare. E’ stata messa in scena quasi una drammatica opera teatrale, peraltro con aggravante di diretta, in cui tutti hanno potuto assistere ad una sorta di chiacchierata al bar tra amici, nella quale il Presidente, tra le altre cose, si prende le critiche, questa volta dai giornalisti in sala, di ascoltare troppa gente, ma che in questa occasione sono stati gli stessi giornalisti a commettere lo stesso errore nel continuare a dirgli nuovamente e platealmente cosa fare: “riprendi Di Bari”. Questo è il primo aspetto che non va: a casa nostra c’è una visione distorta del concetto di provincialismo e di democrazia in base alla quale ognuno ha il diritto di dire la propria opinione e lui di sentirsi obbligato ad ascoltarla, perché “sono nuovo, devo imparare, ascolto tutti”. Lui deve smettere di chiedere consigli e ascoltare la chiunque, e la chiunque deve smetterla di continuare a dirgli cosa cazzo deve fare. Questo che dico non è fascismo ma è corretta gestione di una squadra di calcio. Al di là di oggi, nasce proprio da questo equivoco di base la maggior parte dei problemi, probabilmente (e non di poco conto) peggiorato poi dal fatto che evidentemente abbia dato retta più a chi era meglio si occupasse di altro.
Aggiungo, e carico ancora di più: oltre a volergli bene, gli riconosco la buona fede generale e quella di oggi nella sua volontà di raccontare a tutti a cuore aperto cosa è successo. Ma è stata una enorme cazzata, quanto meno in questi termini. Perché lo sfogo con 4 amici al bar, deve rimanere confinato ai 4 amici e al bar. Non può avvenire in una conferenza pubblica con diretta Facebook. A Galuppini, per esempio, del coglione glielo posso dare io che sono tifoso. Glielo può dare anche lui che è il datore di lavoro, ma il tutto deve accadere dentro uno spogliatoio, non appunto in “mondo visione”. Ora che Galuppini sa che è considerato un coglione pure da chi lo paga, e soprattutto sa che tutti noi sappiamo essere considerato da Ferranti un coglione, qualcuno mi spiega come potrà tornarci utile alla causa da qui a fine aprile? Sperando che emerga in tutta la sua dirompente forza e ci faccia vincere le partite? Auguri a noi.
Non so che altro dire. Dire che piove è riduttivo visto che domenica si farà fatica a schierare 11 giocatori di categoria. Continuare a chiedere di stare uniti mi pare una presa per il culo, perché più che venire a tifare che cazzo dovremmo fare di più? Andiamo a sparare a quelli del San Giuliano cosi non si presentano domenica? Diciamo che è tutto bello e che è meraviglioso e che pazienza anche se retrocederemo perché tanto ci sono cose peggiori nel mondo tipo le guerre, i terremoti o chi non ha altra via che affidarsi ad uno scafista? Diciamolo pure se fa piacere. Tanto qui dentro siamo solo 4 amici al bar e vale tutto. Ma, di questo passo, finiremo ad essere solo 4 amici allo stadio.. Ma complessivamente.
Claudio Vannucci
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