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Storia e memoria

Novara Avellino 1975

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Era il gennaio 1975, con il mio grembiule nero andavo in quarta elementare mentre Ciumi frequentava la banda della Magliana.

In Italia non c’erano gli immigrati ma comunque non ci facevamo mancare nulla: terrorismo, rapimenti, rapine, violenze…insomma si stava peggio quando si stava meglio.

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A Novara in quei giorni era tutto tranquillo, la moda del momento era l’allarme bomba nelle scuole, la maggior parte delle volte la telefonata minatoria veniva fatta da studenti impreparati ma ci furono casi di pensionati o ex professori che volevano provare il brivido della telefonata anonima minatoria.

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E il Novara? Stava benone! Con Seghedoni in panchina in quel gennaio ‘75 era addirittura terzo in classifica ed il Presidentissimo Tarantola poteva a sognare in grande.

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Era un Novara tutto cuore, con tanti giocatori amatissimi: il Nini, Vivian, Ferrari, Carrera, Ghio, Rolfo, Turella, Giannini. Gli avversari erano vere e proprie corazzate come il Verona di Domenghini e Zigoni, il Genoa di Pruzzo, il Como di Tardelli, il Brescia di Altobelli, l’Atalanta, il Palermo. Una vera e propria A2.
Lottavamo per la serie A ed eravamo, insieme al Perugia, la vera rivelazione del campionato.
La partita fu complicata e rimase bloccata sullo 0-0 fino ad un quarto d’ora dal termine. Poi successe il finimondo!
Al 72’ Ghio calcia come può in rovesciata e la palla supera il portiere e forse anche la linea di porta. Il libero degli ospiti respinge sulla linea, Gavinelli riprende la palla e rimette al centro. Saltano tutti: portiere, attaccanti e difensori e l’arbitro Vittorio Lattanzi fischia, indicando il dischetto del rigore.
I giocatori dell’Avellino protestano e si disperano, in particolar modo il portiere Piccoli ma Lattanzi è irremovibile. Sul dischetto si porta Alberto Vivian che realizza a modo suo: 1-0
“Pochi minuti dopo, Piccoli va a raccogliere una palla sul fondo e si rivolge al pubblico con gesti che anche a distanza esprimono con efficacia la natura del suo pensiero.” Con questo mirabolante giro di parole, Carlo Coscia su La Stampa, anticipa il “fattaccio”. Il portiere cade per terra, urla e si porta le mani al volto, accorrono tutti ed alla fine, Piccoli esce in barella mentre “uno strano liquido color porpora gli scivola dalla faccia”.

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Chiaramente interverrà l’ufficio inchieste che 10 giorni dopo omologherà il risultato con delle motivazioni che oltre a mettere in ridicolo Piccoli, rendono l’idea di quale era l’ambiente dell’Alcarotti in quel periodo: “…il portiere dell’Avellino veniva fatto segno da parte di alcuni sostenitori locali del lancio di due bottigliette di plastica vuote, di una moneta da 100 lire e di un mozzicone di sigaretta accesa. Gli oggetti peraltro cadevano ad un metro dal giocatore senza raggiungerlo mentre il mozzicone invece finiva sulla fronte del giocatore per poi rimbalzare per terra. Piccoli faceva due passi poi cadeva per terra senza perdere conoscenza. Lattanzi chiedeva l’intervento del medico dell’Avellino che cospargeva la fronte del giocatore con un preparato medicinale affermando che il giocatore non era in grado di continuare…”

Archiviata quella vittoria, il Novara non riuscì a confermare le aspettative create.
Quel terzo posto rimase il punto più alto del Novara nel campionato 1974-75 che concluse a metà classifica. Erano cominciati i lavori per lo stadio nuovo e si preannunciava una nuova stagione entusiasmante…

Depa

Fondatore dei Blog Novara Siamo Noi e Rettilineo Tribuna, Vice Presidente del Coordinamento Cuore Azzurro e fraterno amico di chiunque al mondo consideri lo stadio la sua seconda casa. O addirittura la prima. Editorialista estremista, gattaro.

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Giovanni da Caselle Lurani

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Era l’autunno del 76 e quel Novara arrivava da una stagione che, Catanzaro a parte, aveva fatto sognare tanti che, come me, non avevano ancora vent’anni.
L’arrivo di Lodetti con Buso, Vriz ed il ritorno di Fumagalli ci aveva fatto sperare, nonostante le tante uscite, in un altro campionato da protagonisti.

Retrocedemmo da ultimi senza nemmeno capire perché e Lodetti fece il suo, senza infamia e senza lode, con i suoi 34 anni che, a quel tempo e probabilmente con i tanti chilometri fatti per servire Rivera, erano tanti e si vedeva.

Lo salutammo l’anno dopo quando diede l’addio al calcio in un campionato di serie C che lo  vide poche volte in campo.

Ci inchiniamo comunque davanti ad un campione, dentro e fuori dal campo, ed ad un uomo che non fece mai pesare il suo passato.

Ciumi

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Ciao Maciste

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Ci ha lasciato Bruno Bolchi, allenatore del Novara nella stagione 1978/79. Si è spento all’età di 82 anni dopo una lunga malattia.

Nel 1961 fu il primo calciatore ad apparire sulle figurine della Panini ma a Novara lo ricordiamo per essere stato alla guida degli azzurri nella stagione 1978/79 lottando per la promozione in serie B fino a poche giornate dalla fine quando il processo per illecito causato dalle accuse di Troilo verso Scandroglio stroncarono ogni speranza.

Era un’ottima squadra quella guidata da Bolchi con Genzano, Basili, Giudetti nella sua stagione migliore, i giovani Gioria e Boldini e le colonne Veschetti e Jacomuzzi. Alla fine, concluse il campionato con 40 punti effettivi a soli 4 punti dal Parma promosso in B, con molti rimpianti.

Bolchi lasciò il Novara dopo una sola stagione per partecipare al supercorso di Coverciano che all’epoca non consentiva di allenare contemporaneamente una squadra. Successivamente divenne allenatore di successo raggiungendo diverse promozioni in serie A con Bari, Cesena, Lecce e Reggina oltre a due promozioni dalla C alla B con Bari e Pistoiese.

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il portiere più forte del mondo senza mani

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Garella divenne famoso giocando nella Lazio, nel Verona e nel Napoli ma il suo vero battesimo di fuoco, con un campionato spettacolare giocato da lui e da tutta la squadra, fu in quel Novara di Lamberto Giorgis.

Portiere anomalo per i tempi giocava solo con l’istinto … come dovrebbe fare un vero portiere: gambe, piedi e testa erano i suoi punti di forza; punti talmente forti che l’Avvocato arrivò a definirlo “il portiere più forte del mondo senza mani”.

Tanto era sgraziato ed aggressivo in mezzo ai pali tanto era gentile e buono fuori dal campo. Fu l’idolo di tanti di noi che in quei tempi giocavano in porta e che si arrangiavano come potevano con tutte le articolazioni che avevano a disposizione.

Dimenticato da tutto il mondo del calcio nonostante due scudetti vinti resterà indelebile nella memoria di tanti di noi la cavalcata di quell’anno in cui sfiorammo la promozione in A con lui come protagonista.

Ciumi

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