Ognuno ha un luogo con il quale ha un legame particolare, dove si fondono vicende della propria vita, affetti, impegni di tempo libero o lavorativi, e dove si continua a tornare per riscoprire quanto questo legame sia profondo.
Per me, uno di questi luoghi, facendo parte di ‘’Quelli dell’Alcarotti ‘’, è il vecchio stadio.
Oggi, 18 agosto, leggo la notizia che ‘’Il Comune di Novara vuole far cassa e venderà immobili per 16 milioni di euro’’.
Nel 2020 il piano prevede la vendita delle tribune e del campo di gioco di via Alcarotti, da cui si dovrebbero ricavare 1.907.815 euro.
Quindi, in qualità di novarese, non sarò più proprietario del campo da gioco e delle tribune. Questo, ovviamente, per pagare i debiti che il Comune ha accumulato nel passato o per sovvenzionare le spese future.
Ovviamente chi lo acquisterà potrà utilizzare l’area in funzione delle sue aspettative, economiche, innanzitutto.
Quale è la mia aspettativa ogni volta che entro nel vecchio stadio di via Alcarotti? Il silenzio.
Il silenzio della storia.
La storia di calciatori, squadre, tifosi che sono entrati, novaresi e non.
Capisco che per taluni Il rumore e l’esteriorità sono modi di essere e di agire, ma per altri, più vecchi forse, occorre il silenzio.
Quel silenzio che protegge e difende l’invisibile amore per la maglia color del cielo e che in tante partite si era manifestato proprio lì, su quel campo.
Ora, immagino che l’acquirente dovrà sottostare a vincoli di carattere ‘’storico’’ e non potrà radere al suolo ogni cosa per erigere, che so, dei palazzi di pregio, tuttavia, è chiaro, che quel ‘’sentire il silenzio della storia’’ si andrà a perdere.
Semplice nostalgia per tempi ormai lontani? Sicuramente.
Ma di questi tempi di fronte al già detto sui debiti da pagare , alla convenzione indubitabile che occorre privatizzare, al luogo comune che bisogna vendere tutto al più presto , l’amore per la maglia azzurra deve esplorare forme di resistenza nuove.
Bisognerà annodare il senso dell’azzurro Novara al silenzio di quei gradoni, la salvaguardia del campo di via Alcarotti è memoria di presenze per togliere all’oblio fatti, sì del passato, ma che sono ancora sensibilità in questo presente.
La sensazione di entrare dove hanno gridato ‘’Forsa Nuàra! ‘’ molti novaresi prima di me, è un sentire totalizzante, si passa dalle sconfitte alle gioie delle vittorie, per questo deve rimanere un luogo nel quale si deve poter essere sempre in ascolto.
Così gli elementi di uno stadio – gli spalti, il campo, le porte, le panchine, – si trasformano in sorgenti di un ricordare che è anche un pensare, e ti immettono, pur immobili e silenti, appena entri, nel respiro della vita, si passa magari dall’indifferenza verso la città a un’appartenenza affettiva.
L’appartenenza a un colore e a una città.
L’azzurro del Novara.
Nino1921
foto presa da Vanovarava.it
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