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Storia e memoria

La storia di Guido Tieghi

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Guido Tieghi nato a Milano nel 1925, era giunto a Novara nell’ estate del 1948 con Corghi, Della Frera, Spadavecchia.. calciatori chiamati a rinforzare l’ organico in vista dell’ imminente campionato di serie A che gli azzurri, guidati da Edmondo Mornese. si accingevano ad affrontare da neo promossa.
Tieghi cresciuto calcisticamente nella Pro Vercelli era passato al Torino nella stagione 1946/47 dove disputò 3 partite. Non trovando spazio tra i titolari ebbe modo di sfoggiare le proprie qualità di centravanti possente, era alto quasi 1 metro e 90, nel Livorno dove collezionò 32 presenze con un bottino di 14 reti.

L’ attaccante azzurro non tradì le aspettative in avvio di torneo. Tieghi realizzava una doppietta nella partita del 5 dicembre 1947 contro il Bari vinta per 3 a 1. Ma la carriera di questo promettente calciatore ebbe una drammatica interruzione martedì 21 dicembre 1947: Tieghi venne arrestato a Vercelli dalla Polizia perchè accusato di omicidio plurimo e occultamento di cadavere con altre 12 persone. Tieghi si riteneva fosse coinvolto nella strage di Borgo Isola costata la vita ad un uomo e tre donne avvenuta la notte del 6 maggio 1945 da parte di un gruppo di partigiani. Tieghi durante la guerra civile aveva combattuto nelle fila della Brigata Garibaldi che operava sulle montagne biellesi. Un eccidio che non aveva un movente politico tanto che l’ autore materiale venne fucilato qualche giorno dopo dai suoi stessi compagni.
Dopo un breve periodo trascorso nelle carceri di Vercelli Tieghi venne tradotto a Genova nel penitenziario di Marassi. Ad un anno circa dal suo arresto il centravanti azzurro rilasciò una lunga intervista a Renzo Bidone su “la Stampa sera”.
“Mi sento bene sono in forze – dichiarò Tieghi – ed in un paio di mesi potrei essere in grado di riprendere la mia attività tanto più che il Novara sembra ne abbia bisogno”. Desidera, commenta il cronista, Tieghi tornare sui campi di gioco e pensa al suo Novara che ora è senza l’ opera di Piola: il suo principale cruccio era che non poteva svolgere in carcere alcuna attività fisica. (nel campionato 1949/50 Silvio Piola disputò soltanto 17 partite a causa di un grave infortunio).

Il 7 aprile del 1950 la Corte di Appello di Torino assolveva con formula piena da ogni accusa Guido Tieghi ed il giorno seguente non appena giunto a Marassi il dispaccio con l’ordine di scarcerazione tornava in libertà: ad accoglierlo fuori dal carcere la moglie e i dirigenti del Novara.
All’ epoca non sussisteva come oggi la “riparazione pecuniaria per ingiusta detenzione”. Guido Tieghi reclamava la corresponsione dell’ ingaggio per i 22 mesi di carcere d’ altro canto il Novara stesso poteva ritenersi a ragion veduta danneggiato. Nell’ estate del 1950 Guido Tieghi tornò a giocare nel Livorno in serie B. Il lungo periodo di carcerazione aveva però influito negativamente sul suo stato di forma e non sarebbe più riuscito ad esprimersi ai livelli di un tempo quando era ritenuto una autentica promessa del calcio. Nel novembre del 1950 la Corte di Cassazione confermava la assoluzione di Guido Tieghi.
Malgrado abbia proseguito la carriera in campionati minori a Guido Tieghi non mancarono le gioie sportive come quando nel 1955 militava nel Vigevano. La IV serie organizzata su 8 gironi prevedeva la disputa di una fase finale (play off ante litteram). Il Vigevano il 29 maggio 1955 nella finale superava per 1 a 0 grazie ad una rete di Tieghi la Pro Vercelli che l’ anno prima si era rifiutata di ingaggiare l’ ex attaccante azzurro. Con quella vittoria il Vigevano conquistò la promozione in serie C.

Gian Luigi Caron nel libro “il calcio e i favolosi anni ’60” traccia un breve ritratto di Guido Tieghi nella sua attività di allenatore dei “pulcini” della Pro Vercelli. Viene descritto Tieghi come un uomo segnato dalla brutta vicenda giudiziaria vissuta.
Guido Tieghi morirà prematuramente per un male incurabile a Vercelli il 14 ottobre 1973. L’ articolo da “la Stampa sera” che annuncia la morte di Tieghi compare a fianco della cronaca del Novara che in quella occasione celebrava il primo posto solitario in classifica.

E’ triste dover constatare che la bibliografia dedicata al Novara calcio non abbia mai dato particolare risalto a questa drammatica esperienza umana vissuta da un calciatore azzurro.

alessandro bacchetta (ale960)

(una foto del Novara 1948/49 Guido Tieghi è il terzo da destra a fianco di Silvio Piola)

Fondatore dei Blog Novara Siamo Noi e Rettilineo Tribuna, Vice Presidente del Coordinamento Cuore Azzurro e fraterno amico di chiunque al mondo consideri lo stadio la sua seconda casa. O addirittura la prima. Editorialista estremista, gattaro.

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Giovanni da Caselle Lurani

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Era l’autunno del 76 e quel Novara arrivava da una stagione che, Catanzaro a parte, aveva fatto sognare tanti che, come me, non avevano ancora vent’anni.
L’arrivo di Lodetti con Buso, Vriz ed il ritorno di Fumagalli ci aveva fatto sperare, nonostante le tante uscite, in un altro campionato da protagonisti.

Retrocedemmo da ultimi senza nemmeno capire perché e Lodetti fece il suo, senza infamia e senza lode, con i suoi 34 anni che, a quel tempo e probabilmente con i tanti chilometri fatti per servire Rivera, erano tanti e si vedeva.

Lo salutammo l’anno dopo quando diede l’addio al calcio in un campionato di serie C che lo  vide poche volte in campo.

Ci inchiniamo comunque davanti ad un campione, dentro e fuori dal campo, ed ad un uomo che non fece mai pesare il suo passato.

Ciumi

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Ciao Maciste

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Ci ha lasciato Bruno Bolchi, allenatore del Novara nella stagione 1978/79. Si è spento all’età di 82 anni dopo una lunga malattia.

Nel 1961 fu il primo calciatore ad apparire sulle figurine della Panini ma a Novara lo ricordiamo per essere stato alla guida degli azzurri nella stagione 1978/79 lottando per la promozione in serie B fino a poche giornate dalla fine quando il processo per illecito causato dalle accuse di Troilo verso Scandroglio stroncarono ogni speranza.

Era un’ottima squadra quella guidata da Bolchi con Genzano, Basili, Giudetti nella sua stagione migliore, i giovani Gioria e Boldini e le colonne Veschetti e Jacomuzzi. Alla fine, concluse il campionato con 40 punti effettivi a soli 4 punti dal Parma promosso in B, con molti rimpianti.

Bolchi lasciò il Novara dopo una sola stagione per partecipare al supercorso di Coverciano che all’epoca non consentiva di allenare contemporaneamente una squadra. Successivamente divenne allenatore di successo raggiungendo diverse promozioni in serie A con Bari, Cesena, Lecce e Reggina oltre a due promozioni dalla C alla B con Bari e Pistoiese.

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il portiere più forte del mondo senza mani

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Garella divenne famoso giocando nella Lazio, nel Verona e nel Napoli ma il suo vero battesimo di fuoco, con un campionato spettacolare giocato da lui e da tutta la squadra, fu in quel Novara di Lamberto Giorgis.

Portiere anomalo per i tempi giocava solo con l’istinto … come dovrebbe fare un vero portiere: gambe, piedi e testa erano i suoi punti di forza; punti talmente forti che l’Avvocato arrivò a definirlo “il portiere più forte del mondo senza mani”.

Tanto era sgraziato ed aggressivo in mezzo ai pali tanto era gentile e buono fuori dal campo. Fu l’idolo di tanti di noi che in quei tempi giocavano in porta e che si arrangiavano come potevano con tutte le articolazioni che avevano a disposizione.

Dimenticato da tutto il mondo del calcio nonostante due scudetti vinti resterà indelebile nella memoria di tanti di noi la cavalcata di quell’anno in cui sfiorammo la promozione in A con lui come protagonista.

Ciumi

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