Il talento non si tramanda. Non sono infatti frequenti i casi che il lessico sportivo qualifica come “figli d’ arte” ovvero diretti discendenti di campioni. Più facile trovare nella storia del calcio italiano in serie A e B dei fratelli: facilmente riconoscibili dalla consolidata prassi di un tempo di posporre un numero romano al cognome, come i monarchi e i pontefici. Era così possibile distinguere cognomi consanguinei da semplici omonimi (vedi per esempio i due Calloni del Novara). Ecco quindi negli anni sessanta rinvenire in un qualsiasi “almanacco” per esempio Spartaco e Fausto Landini, Gianni e Mauro Rivera, Dino e Giorgio Zoff, Orlando e Giancarlo Bertini, Giuseppe e Gianluigi Savoldi, Sandro e Ferruccio Mazzola: questi ultimi figli di Valentino, capitano del Torino prematuramente scomparso nella tragedia di Superga. Compagno di squadra di Valentino Mazzola che subì lo stesso terribile destino Guglielmo Gabetto: il figlio Pierluigi raggiunse l’ apice della sua carriera a Novara nel 1970/71. Un fenomeno cresciuto in quel periodo forse per il divieto al tesseramento di calciatori e tecnici stranieri promulgato dal Consiglio federale dopo il “disastro di Middlesbrough”.
Non è pertanto agevole rinvenire in serie A la presenza di due fratelli come Sandro e Ferruccio Mazzola “figli d’ arte”. Ma Il Novara nella sua ultra centenaria storia, per due terzi gloriosa, riesce ad annoverare anche questa rara circostanza: di un “padre”, calciatore azzurro, che ha “visto” due figli emularlo e giocare in serie A.
Teresio Bercellino detto “pastina” nato a Gattinara nel 1910 era un centrocampista che esordì con la maglia azzurra del Novara nel 1929. Secondo il libro “Novara cento avventure” di Gianni Romeo, Teresio vestì per 215 volte la maglia azzurra dal 1929 di cui 22 in serie A: aspetto particolare senza alcun goal all’attivo.
Teresio Bercellino disputò l’ ultima partita in azzurro in serie A nel campionato 1938/39 uno dei momenti di maggior gloria assoluta del Novara che trovò la sua consacrazione con la finale di Coppa Italia del maggio 1939.
Ritiratosi dalla attività agonistica Teresio fece parte dello staff tecnico del Borgosesia dove “svezzò” calcisticamente i suoi due figli Giancarlo e Silvino prima di affidarli alle cure materne della “vecchia signora”: approdarono infatti nella Juventus dove rimasero compagni di squadra solo nei campionati 1963/64 e 1965/66.
E’ facilmente riscontrabile la carriera di questi due “figli d’ arte”: ci si sofferma pertanto solo su qualche curiosità della loro attività sportiva.
Non sfuggirono alla consolidata prassi riservata alle “giovani promesse” di maturare esperienza “in prestito” presso altre formazioni. Giancarlo finì all’ Alessandria nel 1960/61 dove affrontò il Novara segnando una rete su rigore nella gara di andata finita 4 a 1 per i grigi. Mentre Silvino nel 1064/65 viene mandato a Potenza dove trovò come compagno di squadra Roberto Boninsegna contribuendo con 18 reti ad un lusinghiero 5 posto finale per i rossoblù lucani.
Giancarlo e Silvino con la maglia della nazionale parteciparono ai giochi del Mediterraneo del 1963. L’ Italia conquistò l’ oro nel calcio sconfiggendo in finale per 3 a 0 la Turchia le reti di Bercellino II (Silvino), una doppietta, e la terza rete del “novarese” Luigi Giannini.
Giancarlo disputò la semifinale del campionato europeo per nazioni del 1968 a Napoli contro l’ URSS finita 0 a 0. Poi a causa di un infortunio non poté prendere parte a nessuna delle due finali.
Silvino invece sul finire della propria carriera su protagonista nel bene e nel male dello spareggio promozione disputato a Novara il 6 giugno 1976 tra Biellese ed Omegna: sfida che ebbe un tumultuoso finale con diversi giocatori espulsi tra i quali Silvino. L’ attaccante gattinarese firmò la doppietta che permise alla Biellese di sconfiggere gli omegnesi per 2 a 1 ai supplementari: di Bacchetta su punizione la rete del temporaneo pareggio rossonero al 75′. Nella formazione dell’ Omegna c’ era il “novarese” Giancarlo Guidetti.
Il destino riserva insondabili e misteriosi disegni: alla vigilia della partita del campionato di Promozione tra il Grignasco, allenato da Silvino ed il Borgosesia diretto da Giancarlo che vedeva quindi i due fratelli “sfidarsi” a distanza veniva a mancare “papà Teresio”: era il 24 marzo del 1979.
Il Novara perdeva con Teresio Bercellino un protagonista di primo piano degli anni trenta al quale ingiustamente la principale bibliografia azzurra non ha dato grande considerazione.
alessandro bacchetta (ale960)
(una foto del Novara 1935/36 tratta dal libro “Un secolo azzurro” di Devecchi, De Luca e Delzoppo. Teresio Bercellino è il terzo dall’ alto)
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