Azzurri in Azzurro
Lo spareggio all’Alcarotti
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7 anni faon
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ilVannu
Domenica 30 maggio 1971 andava in scena la terz’ultima giornata del campionato di Serie B. Il Novara era ospite dell’ Atalanta che gli azzurri all’andata sconfissero con il classico 2-0 violandone la imbattibilità. La settimana precedente l’ Internazionale si laureava campione d’ Italia con un curioso precedente mai più ripetuto sinora nella storia del calcio italico: unica squadra a conquistare il titolo con l’ esonero dell’ allenatore. Protagonisti di quel successo furono anche Giancarlo Cella, a Novara nella stagione 1959/60, e un esordiente Bernardino Fabbian che vestirà la maglia azzurra NO nell’ estate del 1976.
Quella domenica di fine maggio era una tipica assolata giornata di primavera eppure nel primo pomeriggio lo stadio comunale di via Alcarotti traboccava di spettatori: circa ventimila riportano le cronache dell’ epoca.
Il glorioso impianto novarese si apprestava ad ospitare lo spareggio per la promozione in serie C tra la Biellese e la Pro Vercelli: avevano concluso il torneo appaiate a quota 50. Nell’adiacente bar “Benevolo” tradizionale ritrovo dei tifosi novaresi si susseguivano i commenti un po’ distaccati su questa insolita sfida: separava un “abisso” la serie B del Novara ed il torneo semiprofessionistico di Biellese e Pro Vercelli nel quale erano presenti anche tre “novaresi” Arona, Borgomanero ed Omegna. Una curiosità proprio il girone “A” di serie D la stagione seguente vedeva i primi “calci” di Giancarlo Antognoni e di Claudio Gentile: due campioni del mondo del 1982!!
A dirigere l’ incontro una giacchetta nera di eccezione Gino Menicucci della sezione di Firenze all’ inizio della sua carriera: diventerà in seguito “internazionale”.
L’ allenatore dei bianchi Cuscela preferisce tra i pali il giovane Lamberti a Pierluigi Branduardi, “vice” di Fausto Lena nel 1966/67, giunto a Novara quale contropartita tecnica per la cessione di Angelo Pereni al Catania. Mentre i biellesi sono diretti dal novarese “Beppe” Molina.
La Biellese appare favorita per aver disputato un finale di stagione irresistibile. La prima frazione di gioco sembra destinata ad archiviarsi a reti inviolate quando l’ ala biellese Granai sigla l’ 1-0.
Nella ripresa la Pro Vercelli abbozza una reazione ma verso il 20′ la Biellese raddoppia con un gran tiro di Enrico Bramati (si proprio lui il “ricu” azzurro!!) che colpisce la traversa e termina in rete.
In piena zona Cesarini Benassi della Pro Vercelli viene espulso. Ridotti in inferiorità numerica il destino dei “bianchi” pare segnato. A tre minuti dal 90′ il difensore Poletti con un rasoterra angolato dal limite dell’ area realizza il 2-1. Un episodio curioso: è lo stesso arbitro Menicucci a recuperare il pallone e collocarlo al centro del campo per la ripresa del gioco.
La Biellese in contropiede manca la terza rete: la “nemesi del goal sbagliato” si compie: in pieno recupero su azione di calcio d’ angolo la Pro Vercelli con Tonelli pareggia: 2-2.
Il regolamento prevedeva allora la disputa dei tempi supplementari ed in caso di parità la ripetizione della gara.
Dopo soli 5′ del primo supplementare la Biellese va in rete due volte con Cugnolio e con Bramati. Ma le emozioni non sono terminate: la Pro Vercelli riesce a pareggiare con una doppietta del solito Tonelli. Lo spareggio si conclude con un roboante punteggio (4-4) senza quindi aver proclamato alcun verdetto. Protagonista di questa sfida, schierato coi bianconeri biellese, un altro “azzurro” Giorgio Milanesi.
Il “comunale” di via Alcarotti fu così anche “testimone” di questo “leggendario” spareggio ricco di colpi di scena che forse solo il gioco del calcio riesce a riservare rendendolo una delle discipline sportive più seguite.
alessandro bacchetta
(la foto è una cartolina postale priva di indicazioni)
Alessandro Bacchetta
Fondatore dei Blog Novara Siamo Noi e Rettilineo Tribuna, Vice Presidente del Coordinamento Cuore Azzurro e fraterno amico di chiunque al mondo consideri lo stadio la sua seconda casa. O addirittura la prima. Editorialista estremista, gattaro.

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Se ne va anche Fabbian dopo il Ceramica a rendere ancora più povera quella squadra che diede il preludio a 33 anni di oblio e sofferenza.
Fabbian giocó solo un anno con noi ed arrivava da quel Foggia che l’anno prima salì in serie A seguito, alla fine di Ottobre, dal trio Lodetti Toschi e Fumagalli.
Centrocampista solido di vecchio stampo aveva comunque una sua eleganza e, in un centrocampo dove giocavano ancora Ferrari e Giannini, fece la sua figura.
Ci chiediamo ancora come e perché retrocedemmo. Ciao Bernardino riposa in pace
Ciumi

Viene soprattutto ricordato per essere il “figlio di Guglielmo” ma, in realtà, per chi come noi in quegli anni guardava il Novara con gli occhi innamorati di un bambino lui era il centravanti gentile.
Prese il posto del Ricu e le sua eleganza era di un’altra scuola, in campo e fuori. Erano gli anni in cui a Novara arrivavano le giovani promesse o i cosiddetti “sul viale del tramonto”.. lui era uno di questi ma fu determinante, nella cavalcata che ci riportò in serie B.
Indimenticabile il suo gol contro i bustocchi quando saltò mezza difesa o quando, contro il Sottomarina, sforbiciò la palla emule del suo allenatore Carletto Parola.
Lo abbiamo reincontrato tante volte negli anni bui sugli spalti come osservatore delle giovanile del Torino ed anche in quelle occasioni resta impressa nella mente il suo garbo, la sua gentilezza e l’immancabile sigaretta.
Un altro cuore azzurro ormai ricordato da pochi che se ne va.
Ciumi
Azzurri in Azzurro
DA TERESIO A GIANCARLO E SILVINO
Published
6 anni faon
31 Luglio 2017By
ilVannu
Il talento non si tramanda. Non sono infatti frequenti i casi che il lessico sportivo qualifica come “figli d’ arte” ovvero diretti discendenti di campioni. Più facile trovare nella storia del calcio italiano in serie A e B dei fratelli: facilmente riconoscibili dalla consolidata prassi di un tempo di posporre un numero romano al cognome, come i monarchi e i pontefici. Era così possibile distinguere cognomi consanguinei da semplici omonimi (vedi per esempio i due Calloni del Novara). Ecco quindi negli anni sessanta rinvenire in un qualsiasi “almanacco” per esempio Spartaco e Fausto Landini, Gianni e Mauro Rivera, Dino e Giorgio Zoff, Orlando e Giancarlo Bertini, Giuseppe e Gianluigi Savoldi, Sandro e Ferruccio Mazzola: questi ultimi figli di Valentino, capitano del Torino prematuramente scomparso nella tragedia di Superga. Compagno di squadra di Valentino Mazzola che subì lo stesso terribile destino Guglielmo Gabetto: il figlio Pierluigi raggiunse l’ apice della sua carriera a Novara nel 1970/71. Un fenomeno cresciuto in quel periodo forse per il divieto al tesseramento di calciatori e tecnici stranieri promulgato dal Consiglio federale dopo il “disastro di Middlesbrough”.
Non è pertanto agevole rinvenire in serie A la presenza di due fratelli come Sandro e Ferruccio Mazzola “figli d’ arte”. Ma Il Novara nella sua ultra centenaria storia, per due terzi gloriosa, riesce ad annoverare anche questa rara circostanza: di un “padre”, calciatore azzurro, che ha “visto” due figli emularlo e giocare in serie A.
Teresio Bercellino detto “pastina” nato a Gattinara nel 1910 era un centrocampista che esordì con la maglia azzurra del Novara nel 1929. Secondo il libro “Novara cento avventure” di Gianni Romeo, Teresio vestì per 215 volte la maglia azzurra dal 1929 di cui 22 in serie A: aspetto particolare senza alcun goal all’attivo.
Teresio Bercellino disputò l’ ultima partita in azzurro in serie A nel campionato 1938/39 uno dei momenti di maggior gloria assoluta del Novara che trovò la sua consacrazione con la finale di Coppa Italia del maggio 1939.
Ritiratosi dalla attività agonistica Teresio fece parte dello staff tecnico del Borgosesia dove “svezzò” calcisticamente i suoi due figli Giancarlo e Silvino prima di affidarli alle cure materne della “vecchia signora”: approdarono infatti nella Juventus dove rimasero compagni di squadra solo nei campionati 1963/64 e 1965/66.
E’ facilmente riscontrabile la carriera di questi due “figli d’ arte”: ci si sofferma pertanto solo su qualche curiosità della loro attività sportiva.
Non sfuggirono alla consolidata prassi riservata alle “giovani promesse” di maturare esperienza “in prestito” presso altre formazioni. Giancarlo finì all’ Alessandria nel 1960/61 dove affrontò il Novara segnando una rete su rigore nella gara di andata finita 4 a 1 per i grigi. Mentre Silvino nel 1064/65 viene mandato a Potenza dove trovò come compagno di squadra Roberto Boninsegna contribuendo con 18 reti ad un lusinghiero 5 posto finale per i rossoblù lucani.
Giancarlo e Silvino con la maglia della nazionale parteciparono ai giochi del Mediterraneo del 1963. L’ Italia conquistò l’ oro nel calcio sconfiggendo in finale per 3 a 0 la Turchia le reti di Bercellino II (Silvino), una doppietta, e la terza rete del “novarese” Luigi Giannini.
Giancarlo disputò la semifinale del campionato europeo per nazioni del 1968 a Napoli contro l’ URSS finita 0 a 0. Poi a causa di un infortunio non poté prendere parte a nessuna delle due finali.
Silvino invece sul finire della propria carriera su protagonista nel bene e nel male dello spareggio promozione disputato a Novara il 6 giugno 1976 tra Biellese ed Omegna: sfida che ebbe un tumultuoso finale con diversi giocatori espulsi tra i quali Silvino. L’ attaccante gattinarese firmò la doppietta che permise alla Biellese di sconfiggere gli omegnesi per 2 a 1 ai supplementari: di Bacchetta su punizione la rete del temporaneo pareggio rossonero al 75′. Nella formazione dell’ Omegna c’ era il “novarese” Giancarlo Guidetti.
Il destino riserva insondabili e misteriosi disegni: alla vigilia della partita del campionato di Promozione tra il Grignasco, allenato da Silvino ed il Borgosesia diretto da Giancarlo che vedeva quindi i due fratelli “sfidarsi” a distanza veniva a mancare “papà Teresio”: era il 24 marzo del 1979.
Il Novara perdeva con Teresio Bercellino un protagonista di primo piano degli anni trenta al quale ingiustamente la principale bibliografia azzurra non ha dato grande considerazione.
alessandro bacchetta (ale960)
(una foto del Novara 1935/36 tratta dal libro “Un secolo azzurro” di Devecchi, De Luca e Delzoppo. Teresio Bercellino è il terzo dall’ alto)
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