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Un viaggio in autostrada
Published
6 anni faon
By
ilVannu
Viaggio in autostrada, dentro una storia che si ripete esausta ogni volta che si affronta un ponte, non necessariamente quelli che ultimamente crollano come fossero di cartapesta, in quel caso devi giocare il jolly, passo o non passo, crolla o non crolla?, ma bensì quel giorno festivo, avvinghiato come una cozza alla precedente festività, che ti obbliga ad affrontare il viaggio di ritorno verso casa anche negli orari in cui il calendario di serie B ti obbliga, per poter seguire a Pasquetta la partita del Novara in Ciociaria, a compiere salti mortali che neanche Tania Cagnotto ha compiuto per conquistare l’oro olimpico.
Ma siccome di Tania ce ne è una, mi rassegno ad affrontare, silenzioso come cipresso davanti a un cimitero, il viaggio di rientro con un ghigno beffardo dipinto sul volto, espressione di chi ha la consapevolezza di essersi guadagnato il premio di consolazione: ascolterò la radiocronaca della partita in auto come se non ci fosse un domani. Nonnalanto, che ha già capito che dovrà viaggiare con uno psicopatico, consegna ai bambini quei marchingegni elettronici che li terranno occupati per le prossime ore; loro sono sistemati.
Le esigenze della partenza, per affrontare dignitosamente il ritorno, impongono un orario che non consente trattative di sorta, e la strada che paghi profumatamente per sostare in coda le prossime tre orette scorrerà lenta e ripetitiva come un canto gregoriano, mentre la musica che passerà dalla radio non riuscirà a stabilire contatti di sorta con l’empatia di cui avresti bisogno come le risaie dell’acqua.
Buon viso a cattiva sorte…ma che cazzo di proverbio è mai questo!!, paragonabile al dialettale “vurí murí brav om??”
E allora…le ore 15 di una pasquetta la condivido con un mare di disgraziati che come me stanno sfrizionando in prima e seconda, gli uni dietro e in fianco agli altri.
Ma c’è una grande differenza tra me e loro: io sono un privilegiato, io ascolto “Radio Azzurra 100.5 dove il Foti celebra dallo studio, come un gran Cardinale, il rito della radiocronaca coordinando Barbero sul campo.
La notizia che Genny blocco di granito e Selasi mi accompagneranno in questo rientro mi induce a cercare subito un Autogril dove poter scaricare oltre ai liquidi fisiologici, alimentati dalle precedenti abbondanti libagioni, anche un po’ di preoccupazione.
Abisso, che non è il buco nero dove si sta infilando la testa invisibile di questo mitologico rettile, ma bensì il nome dell’arbitro che sta fischiando l’inizio della gara, sceglie l’attimo preciso in cui una galleria mi inghiotte nel suo ventre spegnendo il segnale radio, per poi sputarmi fuori dopo una manciata di chilometri che durano lo stesso tempo che impiega il Presidente della Repubblica a pronunciare il discorso di fine anno a reti unificate; che palle!!!
Ed è subito dopo che la radio entra in modalità delirio, consentendomi di capire che il Novara ha segnato.
Le mani cercano disperatamente il clacson come di solito avviene a Napoli quando al semaforo quello davanti a te non parte. Dopo una strombazzata devastante per durata e intensità, come per incanto, le auto poste davanti a me mi aprono la strada come nemmeno Mosè riuscì a fare con il mar Rosso, mentre la sciarpa sventolante fuori dal finestrino induce a pensare a una emergenza in corso.
Rubo intanto qualche posizione approfittandone.
Il tempo passa e con esso svanisce anche la magia dipinta nelle parole del Barbero, quando viene costretto dagli eventi ad annunciare il rigore concesso ai Ciociari. Anche alla radio si è “vista” chiaramente l’inesistenza della massima punizione. Santi e Madonne vengono citati per l’occasione scandalizzando la signora anziana posta in fianco a me in colonna, che mi guarda allibita pensando che il “porca troiaaa” fosse indirizzato a lei.
Intanto Nonnalanto, premurosa e rassegnata, mi passa la pastiglia della pressione e una bottiglietta d’acqua.
Proprio nel momento in cui l’Abisso fischia un rigore per noi che questa volta le “immagini trasmesse” dalla radio confermano essere sacrosanto, esattamente come la mia obiettivitá. Galagol, Galagol, Galagooool!!!!
Solita clacsonata e solita apertura stile Mar Rosso davanti a me, mentre Nonnalanto pone il veto sul recupero strategico di posizioni.
Il primo tempo finisce nel preciso momento in cui il serpentone, sin qui immobile, inizia a muoversi.
Sfrutto questa pausa benedetta per intavolare discorsi tipo ” peró che bei giorni abbiamo passato!!”, oppure “ cosa ne pensate dei possibili scenari di guerra che si stanno profilando?”, con il chiaro e subdolo intento di dimostrare che non sono affatto avulso dal contesto sociale. Ma la voce di Ale, che ormai non me ne perdona una che una, mi impone un brusco risveglio dalla ipocrisia: ” nonno, guarda che il secondo tempo della tua personale guerra con il mondo sta iniziando!”
Rispondo con un farfugliato ” Caz.. è vero, degli scenari di guerra ne parliamo più tardi eh!”
Iniziato il secondo tempo, siamo ancora fermi in colonna e i miei vicini per fortuna non sono più gli stessi del primo tempo.
Il ritmo di avanzamento viene scandito da piccoli singhiozzi…fino a quando Macheda mi regala la terza gioia di questo viaggio.
Sta terminando la partita, ma non l’attesa incolonnata tra le corsie dell’ autostrada, quando ad alimentare il flusso adrenalinico ci pensa Da Costa con una uscita fuori tempo paragonabile a quelle che dal luogo di lavoro compiono i furbetti del cartellino.
Se poi si offre cosí tanta roba al solito Frosinone culone e a un giocatore il cui nome fa Mokulu, il gioco è fatto.
Mai tranquilli, mai sereni, mai rilassati, arriverá un’altra beffa a tempo abbondantemente scaduto, lo sento. I pugni serrati a percuotere il volante, mentre i bambini, avvertita la drammaticitá del momento hanno spento gli arnesi elettronici e partecipano incuriositi alla mia angoscia, mentre Nonnalanto cerca un’altra pastiglia da farmi ingurgitare.
Un signore avvicinatosi al finestrino, allarmato dal mio gesticolare, chiede se mai avessimo bisogno di aiuto proprio nel momento in cui Abisso fischia la fine della partita.
Non mi resta altro da fare che scendere tra le macchine incolonnate e improvvisare una danza liberatoria, quando mi rendo conto di aver steso, aprendo la portiera con un certo vigore, il signore di cui sopra.
Lo aiuto a rialzarsi abbracciandolo…lui non puó capire nè sapere, mentre una valanga di ckacson si abbatte sul quel tratto autostradale e le braccia tese in alto della gente scesa dalle rispettive auto mi fa capire di non essere il solo a essere felice per la vittoria del Novara.
Toh, guarda quanti novaresi, sono felici e gioiscono con me, che bello, non avrei mai immaginato.
Non si trattava di gioia collettiva, però!!!
Era un invito minaccioso…la colonna intanto aveva ripreso a muoversi.
Forsa Nuara tüta la vita
Nonnopipo
Fondatore dei Blog Novara Siamo Noi e Rettilineo Tribuna, Vice Presidente del Coordinamento Cuore Azzurro e fraterno amico di chiunque al mondo consideri lo stadio la sua seconda casa. O addirittura la prima. Editorialista estremista, gattaro.

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Una cosa che ho imparato leggendo i giornali e, soprattutto, da appassionato di calciomercato e di tutto ciò che riguarda le dinamiche comportamentali di soggetti affetti da dipendenza di stadio quale io sono, è che ogni articolo che viene pubblicato in questo periodo andrebbe letto concedendo il beneficio del dubbio e il diritto di replica alla controparte, perché il numero di inesattezze e falsità spacciate scientemente per verità è così elevato da farci vivere costantemente nel rischio di sostenere delle tesi e di argomentarle con qualche assurdità di fondo. Detto questo, ho imparato anche che una cosa sono gli articoli in cui vengono riportate sensazioni e opinioni, e un’altra sono le interviste contenenti dei virgolettati. Se poi un articolo che si prende come riferimento è un’intervista fatta solamente di virgolettati, l’attendibilità della stessa è decisamente alta. Mi sto ovviamente riferendo all’intervista al DG del Brescia Calcio Rinaldo Sagramola riportata dal “Giornale di Brescia” e dalla pagina Facebook “la tifoseria Bresciana” in cui il Direttore racconta dell’approccio con Boscaglia e di come lo “abbiano” convinto ad accettare la loro offerta.
Lunge da me ora accanirmi sul nostro ex allenatore e menchemeno alimentare polemiche inutili condite da una dietrologia di fondo per attaccare una persona che non mi piaceva ( come qualche Signora dell’alta aristocrazia borghese di Calboniana memoria legittimamente sostiene), ma semplicemente credo che la credibilità di una critica si debba fondare sempre sull’onestà intellettuale di chi la perona e soprattutto costruendola su fatti concreti e testimonianze a supporto credibili. Chi vi scrive ha sempre sostenuto l’inadeguatezza di Roberto Boscaglia non tanto dal punto di vista tecnico, sul quale probabilmente ne sarebbe sempre uscito bene, ma proprio per l’inconsistenza e l’incapacità del personaggio di mantenere una linea corretta, limpida e soprattutto moralmente corretta con gran parte dell’ambiente. E se è vero che personalmente ho dato grande credibilità all’intervista citata, è evidente che la veridicità della stessa è stata attribuita da MDS ieri sera a Sportitalia dove, con tanto di vena gonfia e armato di tutte le sue più grandi doti di paraculo, ha di fatto accusato il nostro ex allenatore di mancanza di correttezza e riconoscenza. MDS non parla mai a caso, ma spesso ha il vizio di “parlare a nuora perché suocera intenda” o di obbligarti a leggere tra le righe. Fortunatamente grazie all’App “MDS Translate” che i possessori di iPhone o Android possono scaricare gratuitamente (quelli che hanno Windows phone sono sfigati e si attaccano alla minchia), è stato possibile leggere tra queste famose righe, che ci permettiamo di riportare:
“ma allora sei un grandissimo figlio di androcchia eh. Sono stato il solo a difenderti sempre, contro tutto e tutti. Hai fatto cagare all’inizio, sei riuscito a perdere un derby che pure quelli della Juve contro il Toro riescono a perdere con maggior frequenza rispetto a noi contro la Pro Vercelli, a gennaio quando mi sarebbe risultato più facile mandarti a casa ti ho tenuto scegliendo di comprare un giocatore in più, arrivi nono, ti riconosco la bravura del risultato sportivo, ti offro il rinnovo, ci pigli per il culo dicendo che lo avresti accettato e poi, dopo che incontri dirigenti di altre squadre quando sei in ritiro a Novarello, mi dici che non avresti rinnovato per scelta personale, salvo poi il giorno dopo scoprire che ti eri già messo d’accordo col Brescia. Ma allora vaffanculo eh, noi siamo stati corretti con te, il Novara è Società seria e corretta, tu no”.
Alla fine siamo riusciti ad arrivare a un punto di incontro e far dire a MDS quello che abbiamo sempre sostenuto. Meglio tardi che mai.
Il fatto è che Boscaglia non è peggiore di tanti altri uomini di calcio perché ha fatto i suoi interessi come è giusto che sia. Si è tenuto aperta una porta, sempre come è giusto che sia, ha portato avanti un’alternativa che almeno dal punto di vista della qualità di vita gli dava più garanzie e, quando si è concretizzata, ha chiuso la porta precedente. E qui arrivo al dunque del mio pensiero. Quello che è grave di questo epilogo è che la Dirigenza non abbia captato nulla, e più grave è se lo hanno captato ma se ne sono fregati, ma onestamente dubito fortemente. L’amico Paolo Molina di Radio Azzurra sostiene di aver avuto la netta percezione dell’imminente rinnovo subito dopo l’intervista post Carpi Novara del 18 Maggio eppure il DG Sagramola fa riferimento al ritiro del Brescia, coincidente col ritiro del Novara, pre Entella di 7 giorni prima. Chiaro che Boscaglia non abbia chiuso l’accordo quel giorno ma rimane il fatto evidente che tutto l’ambiente Novara Calcio, da MDS a scendere, per circa una ventina di giorni fosse assolutamente convinta di un suo rinnovo non accorgendosi neanche che il proprio tesserato, in casa tua, ti stava mettendo le corna. E la reazione di MDS conferma questa mia tesi.
Sono l’ultimo che può permettersi di insegnare il lavoro a Teti ma appare purtroppo evidente la leggerezza con la quale è stato affrontato il tema del rinnovo ad una delle componenti fondamentali di una stagione, basato probabilmente sull’aver creduto nella parola di una persona che aveva dato ampie dimostrazioni di onestà intellettuali così basse tali da non potersi guadagnare l’onore di essere creduto sulla parola. E invece molte rassicurazioni, sia alla stampa che ad altri addetti ai lavori, sono state date in tal senso. Estendendo il concetto, questo è l’ennesimo epilogo in maniera drammatica con un allenatore. Forse solo l’esonero di Mondonico è stato indolore, più per il fatto che il Mondo vivesse una sorta di favola e rinascita personale e che quindi abbia vissuto la sua breve parentesi al Novara in condizioni del tutto particolari, altrimenti ogni addio di ogni allenatore è stato sempre condito da amarezze, frecciatine o guerre fredde. Credo che qualche domanda MDS se la debba anche fare e, magari, mettere in discussione qualche sua convinzione filosofica un po’ troppo estrema.
Un vecchio detto dice “nessuno ha il diritto di metterti i piedi in testa, tranne tuo figlio nel tentativo di toccare le stelle”. Spero che da oggi MDS e Teti abbiano imparato l’importanza di avere sempre in mano il coltello dalla parte del manico in certi momenti, e di non trovarsi mai nella condizione di farsi mettere i piedi in testa da chi non ha titoli per farlo. Per pirla dovevano far passare Boscaglia, e non il contrario.
Claudio Vannucci

«Essere giornalista per me significa essere disubbidiente. Ed essere disubbidiente per me significa, tra l’altro, stare all’opposizione. Per stare all’opposizione bisogna dire la verità. E la verità è sempre il contrario di ciò che ci viene detto.» ( Oriana Fallaci )
“Il giornalista deve interessare il pubblico. Ci sono molti peccati che si possono commettere, nell’esercizio della professione. Tra i più gravi, c’è la noia. Interessare può voler dire spiegare, rispondere, incuriosire, sorprendere, affascinare, magari divertire, a secondo dei casi e delle necessità” ( Indro Montanelli )
Ci sono due specie di giornalisti: quelli che si interessano a ciò che interessa il pubblico; e quelli che interessano il pubblico a ciò che gli interessa – e questi sono i grandi.
(Gilbert Cesbron)
Sono fonti indubbiamente autorevoli e il paragone è sicuramente irriverente…
Ma chiunque, per diletto o per pecunia per passione o per necessità, prende in mano una penna o posa i suoi polpastrelli su una tastiera dovrebbe (sia che firmi un articolo sulla carta stampata o che, più miseramente, esterni dei concetti su un blog di infima fama) sempre tenere a mente questi concetti.
Scrivere, fare cronaca, esprimere opinioni è difficile, complesso e richiede il coraggio di perseguire una verità, spesso comoda o fastidiosa per altri.
Fare cronaca è difficile perché si devono a volte toccare nervi scoperti o, più semplicemente, perché a volte gli occhi non sono attenti a captare, a cogliere quelle sfumature che ti permetterebbero di avere lo spirito critico necessario per essere autorevole e non fazioso in ciò che scrivi.
Riportare mera cronaca, magari ammorbidita da quella tipica complicità o sudditanza di paese, serve a poco. Quello che ti aspetti da un articolo o da una intervista è la capacità di cogliere tra le pieghe di parole a volte scontate una verità sommersa che spesso il quieto vivere non fa mai venire a galla.
Penso che di Boscaglia come uomo e come allenatore si sia detto fin troppo… non lascerà nessuna traccia, nessun ricordo.
È stato un uomo mediocre fuori e dentro il campo, senza infamia e senza lode.
Sarebbe stato più interessante, al di là delle disquisizioni tecniche sul suo modo di interpretare il calcio ( interpretazioni che a mio modo di vedere sono state fin troppo sviscerate in questi mesi…. ma probabilmente a volte le cuffie limitano l’udito) che ci venissero riportati anche i retroscena dagli spogliatoi, dagli allenamenti , dai sussurri e dalle grida che ogni famiglia cerca di tenere solo per se stessa.
Sarebbe stato interessante sapere delle incompatibilità con una parte della squadra, di come calciatori come Viola ( bollati come mercenari a gennaio) avessero chiesto di andarsene perché non lo sopportavano.
Sarebbe stato interessante sapere degli screzi e delle prese di posizione tra Boscaglia e Max Cataldi, o di quelle tra Boscaglia e il professor Corrain.
Sarebbe stato interessante sapere che lo scorso 12 maggio Boscaglia si incontrava, a casa nostra, con i dirigenti del Brescia esternando loro una volontà non recepita dalla nostra dirigenza.
Insomma cronaca vera, cronaca fatta dal coraggio di dire ciò che tutti o molti sentono o captano. Cronaca fatta non di sorrisi, inchini e pacche sulle spalle ma di pugni nello stomaco, di verità ricercata ad ogni costo; una verità, sia ben chiaro, non mirata al proprio lustro personale ma spesa per dare ai quei cinque, cento, mille lettori ciò che si aspettano.
D’altro canto le recenti notizie apparse oggi sul “giornale di Brescia” ci fanno anche capire quanto la perspicacia dei reporter che ci raccontano del novara sia proporzionale a quella dei nostri dirigenti.
O abbiamo vissuto, negli ultimi venti giorni, ad un ” grammelot di guitti e di villani ” oppure, forse più facile, nessuno ci aveva capito un cazzo.
Niente di nuovo sotto il sole.
Ciumi
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