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Elogio del brutto
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6 anni faon
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ilVannu
Finalmente Ferrara. Meta che mancava nel mio curriculum e che ha sempre avuto un certo fascino ai miei occhi per tre motivi che adesso vi racconto. Primo, la posizione geografica che…boh. Parliamoci chiaramente: a meno che non facciate i professoroni di geografia o vantiate parentado in loco, alla domanda “ma Ferrara è in Emilia o in Romagna?” andate in merda. Non ci credo che la massa possa rispondere al primo colpo senza sparare a caso. Ecco, da Novarese rappresentante di un’etnia considerata dal popolino (e non solo) lombarda invece che piemontese, subisco il fascino di quelle città che mettono in crisi le convinzioni di un po’ tutti. Secondo, la S.P.A.L. Tutti almeno una volta nella vita ci siamo chiesti il significato di queste 4 lettere, immaginando le più improbabili combinazioni infarcendole con un paio di parole latine messe a caso nella speranza di prenderci. Dai, ci sta non saperlo, è stata pure una domanda di Gerry Scotti a chi vuol essere milionario, peraltro fatta quasi alla vetta del milione. Ed infine il terzo, ma non ultimo in termini di importanza, i ricordi di un’infanzia passata davanti alla tv a vedere varie immobiliari offrire strepitose ville a 20 milioni di lire ai lidi ferraresi che, sperando di non urtare la sensibilità di chi ci abita, ma che cazzo sono i lidi ferraresi, ma chi minchia ci va, ma soprattutto, come fanno a vendere ville a 20 milioni di lire????? Tutto questo per me è Ferrara.
Ormai siamo ad Aprile e la classifica è ben definita. Come finirà lo scopriremo tra qualche settimana ma il fatto incontestabile è che la S.P.A.L. corre seriamente il rischio di giocare il prossimo campionato nella massima serie. E avendo vissuto in prima persona il casino per arrivarci in quello stadio parecchio vecchio (ma prossimo al restauro), e soprattutto posizionato in una zona infelice per la scomodità, le rotture di coglioni e gli oggettivi disagi che le misure di sicurezza di una partita possono causare a chi ci abita, viene difficile credere che questi possano davvero affrontare e gestire una trasferta di tifosi della Juve o della Roma, tanto per citarne due con molto seguito di tifosi. Roba che se Lotito si accorge di questo “pericolo”, minimo fa ripescare il Carpi, che almeno con Modena risolvono il problema. Questa considerazione sull’inadeguatezza logistica, ampiamente condivisa da molti presenti ieri sera, ha fatto maturare in me (in noi) una serie di banalità e convinzioni tipo che “questi non vogliono salire, troppi casini infatti hanno mollato, e poi non li vorranno mai in A”. E infatti. Rigore regalato, tutti a casa olè.
Ho davvero una scarsa conoscenza del giuoco del calcio per permettermi di disquisire di schieramenti e tecnica, e tutto questo ammetto che in qualche modo possa penalizzare i miei commenti e le mie impressioni, sempre forse troppo “a pelle”. Sono circondato da pareri collettivi tutto sommato positivi, che mi raccontano di una prestazione maiuscola, di una certa solidità difensiva che ha permesso di limitare i pericoli contro una pretendente alla promozione diretta che, questo è vero, praticamente non ha mai tirato in porta prima del rigore francamente discutibile. Parto quindi sempre dal presupposto che abbiate tutti un po’ ragione e io torto, ma alla fine credo anche che, seppur ci si arrivi partendo da due strade differenti, la meta comune sia sempre la stessa: ammettere che siamo una “squadraccia”, nel senso buono del termine. Che si salva ma che più di tanto non può fare. Abbiamo provato nel corso dell’anno a trovare più capri espiatori, a prendercela con questo e con quello. Per qualche mese abbiamo tutti pensato che il problema fosse l’allenatore ma alla fine credo si possa solo alzare bandiera bianca e ammettere che la colpa sia di nessuno e di tutti. Perché appunto siamo una “squadraccia”. Che può vincere un po’ di partite come di perderne, ma la sua incostanza e incapacità di essere più forte delle difficoltà la renderà sempre avara nel regalare emozioni.
Però penso pure che alla fine ce ne dovremo fare un po’ tutti quanti una ragione, accettare annate così che, è bene ricordare, probabilmente dovrebbero rappresentare la normalità per una realtà come la nostra, e provare a vivere meglio il tutto. Per esempio pensando che comunque noi ci siamo. Facciamo parte di questo spettacolo chiamato serie B che, seppur un po’ mortificato dalla penuria tecnica, continua a certificare il fatto che esisti a certi livelli. E Novara, in questi livelli, ci sta alla grande. Per cui godiamoci queste otto partite che mancano alla fine, imparando a ridere un po’ di più sugli spalti e tra noi tifosi, perché tifare per una squadra di serie B è bello, e se tifi per una squadra di provincia lo è ancora di più.
Facciamo cagare? Si, Chissenefrega. Elogiamo per una volta il brutto, perché ad applaudire le belle squadre come la S.P.A.L. sono capaci tutti. Applaudire chi ti schiera Bolzoni e Lukanovic titolari e non tirare (quasi) mai in porta non è da tutti. Ma fa la differenza.
Claudio Vannucci
Fondatore dei Blog Novara Siamo Noi e Rettilineo Tribuna, Vice Presidente del Coordinamento Cuore Azzurro e fraterno amico di chiunque al mondo consideri lo stadio la sua seconda casa. O addirittura la prima. Editorialista estremista, gattaro.

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Editoriale
Ho la batteria scarica e si sta facendo buio
Published
5 mesi faon
12 Maggio 2023By
ilVannu
Avere Jacopo in squadra è stato il miglior investimento che potessi fare in termini di tutela della mia persona, visto che solitamente il compito di finire in cima all’elenco delle persone che qualcuno vorrebbe si svegliasse freddo toccava a me. Ora, quando c’è da picchiare, spesso delego lui nella speranza che eventuali killer bussino alla sua porta e non più alla mia. Detto questo, sottoscrivo tutto ciò che ha detto ma provo comunque a costruirci su un ragionamento, imponendomi di morsicarmi la lingua e tagliarmi le dita, per far si che non si sintetizzi solo nel mandare tutti a fare in culo. Il più famoso collega di Sartorio, ovvero il Prof Voltaire, sosteneva che “l’incertezza spaventa ma la certezza è stupida”. Ed è per questo che ritengo ancora sia stato concettualmente buona cosa il fatto di aver partecipato ai playoff. Ci ha messo nelle condizioni di avere una prova di appello, una possibilità di rivalsa, un’occasione per dimostrare che non tutto fosse da buttare. Non è stata colta questa opportunità, ma mi chiedo nel giudizio complessivo della stagione cosa abbia tolto la partita di Verona più di quanto già avesse fatto l’andamento stagionale. Lo ha solo confermato, e va bene ha avuto ragione il partito di chi sosteneva sarebbe stato meglio non parteciparci, ma ecco forse il playoff di ieri ha definitivamente chiarito anche ai più scettici e irriducibili come probabilmente sia da azzerare non tanto (o non solo) l’ossatura della rosa, ma soprattutto le fondamenta.
Prima fondamenta: la proprietà. La delusione di Ferranti non è per me stata tanto l’eccesso di ottimismo iniziale o l’aver caricato eccessivamente di aspettative l’ambiente. Fa parte del suo personaggio e del modo di essere. Per come la vedo io la delusione più grande è stata quella di non dare essenzialmente garanzia di impegno costante. Superate (ma non dimenticate) tutte le lodi fatte per averci salvato e riportato qui, all’arrivo non ho mai idealizzato la sua figura come una possibile certezza per un nuovo decennio. Detto questo sarebbe stato auspicabile e quasi scontato che solo dopo un anno non parlasse già di possibile cessione totale o parziale. Almeno MDS ci impiegò parecchi anni prima di ipotizzare un abbandono. Eppure Ferranti ha ripetutamente confermato (anche recentemente) come due scenari possibili imminenti siano la vendita totale o parziale (di almeno la metà delle quote). Sempre tornando alla citazione di Voltaire e all’opportunità di guardare anche all’incerto, probabilmente è meglio un disimpegno anche parziale piuttosto di un impegno totale ma di basso profilo. Detto questo, nella mia testa oggi il problema non è tanto avere in rosa ancora gente come Buric o Pissardo, ma avere a capo una persona che è evidente abbia cambiato (troppo in fretta) le sue intenzioni. Ben inteso che Ferranti coi suoi soldi può e deve fare quello che vuole, ma ribadisco, dopo un anno solo sentirmi già dire che se trova un acquirente vende, ecco… non mi potete obbligare ad essere felice. Il messaggio che dai non è dei migliori.
Seconda fondamenta: il management. Zebi era figura spendibile, la cui assunzione era a mio avviso giustificata. Ma ha fallito senza se e senza ma. Ha pagato a livello personale in maniera netta i suoi errori, ma non c’è stata sostituzione con altrettanta figura credibile e competente. Non che Pitino concettualmente non abbia queste caratteristiche, ma è evidente come sia a Novara sostanzialmente di passaggio. Da oggi, posto il primo punto, bisogna immediatamente chiarire questo fondamentale aspetto perché il DS non può nel professionismo essere un passacarte, ma deve essere figura in grado di finalizzare le strategie di mercato. Non si può accettare un DS che dopo Verona ce la butta sul fatto che l’ambiente non ci credesse e fosse negativo. Ne serve uno che oggi sappia già di avere mandato chiaro, forte, un budget X e che stia già contattando giocatori e procuratori. Altrimenti non serve a nulla.
Terza fondamenta: l’allenatore. Marchionni non lo capisco. In estate sembra abbia fatto apposta nel mettersi nella condizione di non andare d’accordo con Ferranti. Nel finale di questa stagione sembra abbia fatto di tutto per non andare d’accordo con tutti. La formazione di ieri, l’umiliazione a Pablo nel metterlo tardi e nemmeno dargli la fascia di capitano ne sono l’esempio. Non sarà così, ma davvero sembra che abbia combattuto una guerra tutta sua, talvolta contro parte della rosa, talvolta contro il management, talvolta contro il buon senso. Fatto sta che in 3 mesi si è giocato qualsiasi tipo di credibilità e, nonostante un altro anno di contratto, è evidente come non possa esserci un Marchionni 3.
In generale, e scrivo quanto detto personalmente al Pres, talvolta non è solo questione di soldi. Abbiamo sempre fatto con quanto avevamo a disposizione. Ma occorre che fondamenta uno, fondamenta due e fondamenta tre, se proprio non riescono ad essere amici quanto meno che non si stiano sui coglioni a vicenda. Si deve partire da qui. Poi la rosa che verrà sarà un di cui. Una buona scrematura di rami secchi sarà naturale visto le scadenze dei prestiti e di alcuni contratti. Alcuni che rimarranno comunque possono servire alla causa in un contesto di rosa di 25 elementi che evidentemente andrà rivoluzionata. Ora inizia un periodo, potenzialmente lungo quasi due mesi, dove ci saranno probabilmente pochissime notizie sul Novara. Siamo abituati (io no) a convivere con questo buio informativo, possiamo però sperare che nell’ombra si lavori per sistemare le caselle mancanti e partire imparando dagli errori. Noi viviamo di percezioni spesso falsate, e questa stagione ne è la riprova visto che mediamente abbiamo avuto un livello critico e astioso simile agli anni finiti ben peggio. E questo forse rappresenta la quarta fondamenta da sistemare: gestire l’ambiente e plasmarlo. Siamo ancora lontanissimi da tutto. Oggi siamo un po’ come “Oppy”, il robot inviato su Marte che si è appena spento, ma poco prima ha lanciato l’ultimo messaggio: “Ho la batteria scarica e si sta facendo buio”.
Claudio Vannucci


Una cosa che ho imparato leggendo i giornali e, soprattutto, da appassionato di calciomercato e di tutto ciò che riguarda le dinamiche comportamentali di soggetti affetti da dipendenza di stadio quale io sono, è che ogni articolo che viene pubblicato in questo periodo andrebbe letto concedendo il beneficio del dubbio e il diritto di replica alla controparte, perché il numero di inesattezze e falsità spacciate scientemente per verità è così elevato da farci vivere costantemente nel rischio di sostenere delle tesi e di argomentarle con qualche assurdità di fondo. Detto questo, ho imparato anche che una cosa sono gli articoli in cui vengono riportate sensazioni e opinioni, e un’altra sono le interviste contenenti dei virgolettati. Se poi un articolo che si prende come riferimento è un’intervista fatta solamente di virgolettati, l’attendibilità della stessa è decisamente alta. Mi sto ovviamente riferendo all’intervista al DG del Brescia Calcio Rinaldo Sagramola riportata dal “Giornale di Brescia” e dalla pagina Facebook “la tifoseria Bresciana” in cui il Direttore racconta dell’approccio con Boscaglia e di come lo “abbiano” convinto ad accettare la loro offerta.
Lunge da me ora accanirmi sul nostro ex allenatore e menchemeno alimentare polemiche inutili condite da una dietrologia di fondo per attaccare una persona che non mi piaceva ( come qualche Signora dell’alta aristocrazia borghese di Calboniana memoria legittimamente sostiene), ma semplicemente credo che la credibilità di una critica si debba fondare sempre sull’onestà intellettuale di chi la perona e soprattutto costruendola su fatti concreti e testimonianze a supporto credibili. Chi vi scrive ha sempre sostenuto l’inadeguatezza di Roberto Boscaglia non tanto dal punto di vista tecnico, sul quale probabilmente ne sarebbe sempre uscito bene, ma proprio per l’inconsistenza e l’incapacità del personaggio di mantenere una linea corretta, limpida e soprattutto moralmente corretta con gran parte dell’ambiente. E se è vero che personalmente ho dato grande credibilità all’intervista citata, è evidente che la veridicità della stessa è stata attribuita da MDS ieri sera a Sportitalia dove, con tanto di vena gonfia e armato di tutte le sue più grandi doti di paraculo, ha di fatto accusato il nostro ex allenatore di mancanza di correttezza e riconoscenza. MDS non parla mai a caso, ma spesso ha il vizio di “parlare a nuora perché suocera intenda” o di obbligarti a leggere tra le righe. Fortunatamente grazie all’App “MDS Translate” che i possessori di iPhone o Android possono scaricare gratuitamente (quelli che hanno Windows phone sono sfigati e si attaccano alla minchia), è stato possibile leggere tra queste famose righe, che ci permettiamo di riportare:
“ma allora sei un grandissimo figlio di androcchia eh. Sono stato il solo a difenderti sempre, contro tutto e tutti. Hai fatto cagare all’inizio, sei riuscito a perdere un derby che pure quelli della Juve contro il Toro riescono a perdere con maggior frequenza rispetto a noi contro la Pro Vercelli, a gennaio quando mi sarebbe risultato più facile mandarti a casa ti ho tenuto scegliendo di comprare un giocatore in più, arrivi nono, ti riconosco la bravura del risultato sportivo, ti offro il rinnovo, ci pigli per il culo dicendo che lo avresti accettato e poi, dopo che incontri dirigenti di altre squadre quando sei in ritiro a Novarello, mi dici che non avresti rinnovato per scelta personale, salvo poi il giorno dopo scoprire che ti eri già messo d’accordo col Brescia. Ma allora vaffanculo eh, noi siamo stati corretti con te, il Novara è Società seria e corretta, tu no”.
Alla fine siamo riusciti ad arrivare a un punto di incontro e far dire a MDS quello che abbiamo sempre sostenuto. Meglio tardi che mai.
Il fatto è che Boscaglia non è peggiore di tanti altri uomini di calcio perché ha fatto i suoi interessi come è giusto che sia. Si è tenuto aperta una porta, sempre come è giusto che sia, ha portato avanti un’alternativa che almeno dal punto di vista della qualità di vita gli dava più garanzie e, quando si è concretizzata, ha chiuso la porta precedente. E qui arrivo al dunque del mio pensiero. Quello che è grave di questo epilogo è che la Dirigenza non abbia captato nulla, e più grave è se lo hanno captato ma se ne sono fregati, ma onestamente dubito fortemente. L’amico Paolo Molina di Radio Azzurra sostiene di aver avuto la netta percezione dell’imminente rinnovo subito dopo l’intervista post Carpi Novara del 18 Maggio eppure il DG Sagramola fa riferimento al ritiro del Brescia, coincidente col ritiro del Novara, pre Entella di 7 giorni prima. Chiaro che Boscaglia non abbia chiuso l’accordo quel giorno ma rimane il fatto evidente che tutto l’ambiente Novara Calcio, da MDS a scendere, per circa una ventina di giorni fosse assolutamente convinta di un suo rinnovo non accorgendosi neanche che il proprio tesserato, in casa tua, ti stava mettendo le corna. E la reazione di MDS conferma questa mia tesi.
Sono l’ultimo che può permettersi di insegnare il lavoro a Teti ma appare purtroppo evidente la leggerezza con la quale è stato affrontato il tema del rinnovo ad una delle componenti fondamentali di una stagione, basato probabilmente sull’aver creduto nella parola di una persona che aveva dato ampie dimostrazioni di onestà intellettuali così basse tali da non potersi guadagnare l’onore di essere creduto sulla parola. E invece molte rassicurazioni, sia alla stampa che ad altri addetti ai lavori, sono state date in tal senso. Estendendo il concetto, questo è l’ennesimo epilogo in maniera drammatica con un allenatore. Forse solo l’esonero di Mondonico è stato indolore, più per il fatto che il Mondo vivesse una sorta di favola e rinascita personale e che quindi abbia vissuto la sua breve parentesi al Novara in condizioni del tutto particolari, altrimenti ogni addio di ogni allenatore è stato sempre condito da amarezze, frecciatine o guerre fredde. Credo che qualche domanda MDS se la debba anche fare e, magari, mettere in discussione qualche sua convinzione filosofica un po’ troppo estrema.
Un vecchio detto dice “nessuno ha il diritto di metterti i piedi in testa, tranne tuo figlio nel tentativo di toccare le stelle”. Spero che da oggi MDS e Teti abbiano imparato l’importanza di avere sempre in mano il coltello dalla parte del manico in certi momenti, e di non trovarsi mai nella condizione di farsi mettere i piedi in testa da chi non ha titoli per farlo. Per pirla dovevano far passare Boscaglia, e non il contrario.
Claudio Vannucci
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