Calcio in rosa
La figura del marito tifoso
Published
6 anni faon
By
Ely
Ebbene si…io ho un marito tifoso.
Io: quella milanese trapiantata nel novarese, che considera il calcio un’utopica gestione della forza fisica e resistenza della figura belloccia maschile, talvolta mal riuscita, per di più remunerata in maniera esagerata, quasi ad eguagliare un po’ le mancette settimanali che Briatore o Agnelli ricevevano da piccini, solo perché in dieci sfigati + uno fermo tra due pali messi in un prato grande si rincorrono dietro a una palla. Lui: che alla mia considerazione “usciamo con tizio e caio e grazie a Dio non si parlerà di calcio perché lui non lo segue e gli fa schifo” mi risponde “poverino… Ma fa parte delle categorie protette? frequenta già una comunità di recupero?”
Il marito tifoso va settato in due categorie: quello così invasato tanto da non capirne più il limite, che mette come principale priorità se stesso e il suo divertimento dimenticandosi della famiglia, degli amici, tanto quasi da diventar ridicoli a lungo andare, (o voi che leggete…vogliate non ricorrere al vostro ego maschile e offendervi subito di conseguenza suvvia!!!!), e poi.. c’è l’omino che segue la propria squadra del cuore, condivide con il suo gruppo di amici fidati la propria passione in maniera pacata, senza scendere nell’imbarazzo di chi viene inquadrato da Sky prossimo a far cadere giù uno scooter….
Bene. Il mio non è ne uno ne l’altro …o meglio…è un po’ bislacco..una via di mezzo diciamo. Il mio è quello che il sabato mattina intorno alle 12.10 inizia ad alienarsi, viaggiando nei suoi ragionamenti come se fosse già nel suo settore da stadio.
E’ quello che tu gli parli e lui, nel mentre ripassa i cori da stadio e legge la formazione della giornata sullo smartphone avvicinandoselo sempre più perché ormai prossimo alla talpitudine, alla domanda “quindi facciamo cosi?” ti risponde celebroleso “si si ok”, che tu, moglie del tifoso, avresti anche potuto chiedere una Mercedes classe B di colore nero con seimila cavalli adatti alla tua tipologia di guida ottenendo la stessa risposta.
Il marito tifoso, da quelle che definisco persone “spesse”, viene considerato un uomo fallito, fancazzista sette giorni su sette, e soprattutto, in maniera ignorante, additato come “un ultras” , e quindi sinonimo di persona violenta.
Ci sono addirittura donne che, venendo a conoscenza che sei accompagnata da un uomo tifoso, inorridiscono solo all’idea, e ti danno della “poverina”.
Beh…io, che però alzo la media di molte donne, inorridisco invece davanti all’ignoranza della gente, che ad oggi nel 2017 considera lo stadio un ambiente pessimo in cui far addentrare i propri figli, e quindi “va de retro satana” anche per i loro mariti/compagni.
In quasi 12 anni di matrimonio potrei raccontarne di ogni; ho le mie idee, e mio marito le sa bene. Detesto l’invasamento di mio, non solo negli stadi. Non si può essere ipocriti: le cose successe, e che talvolta ancora succedono dentro o fuori gli stadi, sono note, ma non si può sempre fare di tutta l’erba un fascio. In ogni ambiente c’è la pecora nera, l’elemento “brutto” che spesso cerca di trascinare nel fango tutto e tutti arrivando a rovinare anche quella che deve e dovrà sempre essere una passione, e che fine a sé stessa dovrebbe essere vissuta.
Lo stadio non può essere ancora considerato il male, e in esso “il marito tifoso” una bestia rara.
Le vere bestie sono quelle che intorno a noi si fingono innocenti e bravissime persone, ma rivelano poi le peggio cose. Le trovate negli ambienti di lavoro, nelle scuole, nelle chiese.. forse nello stadio trovi sì qualche elemento fallato di suo, ma che lo è ancor prima che varchi il tornello, e questo non può essere colpa dello stadio.
Si punta sempre il dito a chi ci entra negli stadi, ma abbiamo anche visto episodi come Gabriele Sandri ucciso “spot” da un poliziotto in autogrill , mi pare a memoria , semplice tifoso che non abbia né accoltellato né aggredito soggetto alcuno, ma di cui l’unica sua colpa era di avere una sciarpa azzurra al collo, e quindi “tifoso=pericolo”, oppure un altro episodio che mi sovviene di quando ancora il mio meraviglioso papà si occupava di calcio e mi ha raccontato di un altro ragazzo, mi pare nel Friuli, che rimase vittima delle molteplici percosse della polizia, anche li, sua colpa, tifare la propria squadra.
L’uomo, il marito tifoso, non è sinonimo di infelicità certa; la base è sempre il cervello e l’intelligenza della persona , e quindi spiegatemi creature inutili…chi massacra di botte la moglie pur non recandosi allo stadio è forse migliore del mio che ci va da quando era un bimbominchia??! mah…
Ely
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Commento tecnico ed emozionale al 20 maggio: è finito il campionato.
Anche per quest’anno calendario finito, gite sospese e manifestazioni ferme. A questo punto, come ogni anno accade, quasi tutte le creature entrano in una fase di depressione post game.
C’è chi per andare a prendere l’autostrada vicino a casa dice: “facciamo il giro largo, magari è meglio prender la tangenziale di là…” in modo da passare davanti allo stadio per rivolgere lo sguardo verso il finestrino di destra e dargli un saluto e un arrivederci.
C’è chi, per non essere da meno, con le manine dietro la schiena assumendo a tratti le sembianze di Cuccia, passeggia col proprio nipote/figlio/cane nella zona limitrofa ai cancelli dello stadio, pensando alle volte che ha spinto il tornello. Ricordo peraltro molto più nitido del primo appuntamento con la sua donna, posto ci sia stato.
Arrivato questo momento, le case si ripopolano della figura maschile durante il fine settimana; uomini con la stessa ilarità che ha un criceto quando la ruotina non gira più. Figure che però iniziano a dover far conto con la dura realtà della loro prova costume (che velocemente mettono da parte per colpa delle tortine alla Nutella mangiate negli autogrill) e forti della loro autostima esclamano: “quel costume lì non va più bene quest’anno, è passato di moda”, e tu compagna, moglie, sorella e amica stai in silenzio, perché si sa…il silenzio è più efficace di ogni parola…o quanto meno il mio silenzio già risponde per me.
Questo però è stato un campionato che ha avuto le sue perle, dove uso la vocale “E” nella suddetta parola, per esser gentile.
Perla principale una persona in panchina che, già quando si accese la tivvi un giorno di calda estate 2016 e lo si sentì parlare, lasciò trasparire un entusiasmo tale da indurre chi non era mai andato allo stadio a continuare a non andarci per le troppe emozioni che regalava e che non si riuscivano a gestire. La stessa sensazione che ovviamente fu la mia, del tutto personale da donna, e che allora recò già i primi disagi a casa perché il pistola mi rispose: “ma va tu sei sempre prevenuta, non fai testo!”. Dopo qualche mese questa perla si era talmente integrata nell’ambiente e nelle sue dinamiche che, da tante soddisfazioni regalate al pubblico e dalle sue innovazioni mostrate sul campo, iniziò pure a restituire gli insulti giustamente ricevuti dai tifosi, e il tutto con lo stesso entusiasmo con il quale comparve la prima volta al popolo novarese, tanto da mettere Sky (e non solo) e i suoi giornalisti, prima di doverlo intervistare, in una sorta di mood preghiera per redimere il proprio umore qualora fosse allegro rispetto al suo. Tale grande perla di quest’anno ha fatto sì che al termine di ogni partita il mio commento, forse per mia incapacità nel capirne le parole a causa della sua flemma che prevaleva sul microfono, fosse sempre quello: “ma non vedi che non ce la fa??”. Commento che, sempre il pistola di cui sopra, fece puntualmente seguire il suo “non capisci”..
Ebbene, giovedì nell’ultima giornata di campionato ecco una nuova e ultima perla per quest’anno: SCIRLI TEMPOL, meglio conosciuto come Matteo Stoppa, uscito dall’asilo (perché è finito l’anno anche lì) e messo alla prova inquadratura tivvi.
I suoi ricci hanno prevalso, dando una speranza di vivacità per l’anno prossimo, o comunque per un prossimo futuro, magari grazie anche all’aiuto di un allenatore e di compagni con un po’ più entusiasmo per ciò che fanno e per la maglia che indossano, e soprattutto che gli insegnino di sudare per quella stessa maglia tanto quanto fanno quei tifosi che, magari, di stipendio ne prendono un decimo rispetto a loro, ma ciò nonostante seguono la loro passione facendo enormi sacrifici.
Detto ciò, son finite le danze per adesso. Godetevi le vostre famiglie, i vostri figli, e riattivate l’attività celebrale nei week end …insomma…per chi non ce l’ha, fatevi una vita!
Ely Mariani
E domani, come le meglio buffonate made in Italy, il buon Francesco da Roma arriverà ad allietarci le strade a noi del Milanese, facendo “ciaone” a tutti con la manina e osservando, con sorrisi simile a paresi, mandrie di bufali/e invasati prossimi a farsi investire dalla papamobile pur d’essere ripresi dalla telecamera…
Ecco, tutto questo mi fa pensare allo stadio. Lo stadio viene spesso associato ad una sorta di buffonata che viene proposta in mondo visione anche perché contenente alcuni elementi goliardici, talvolta cadenti nel ridicolo da quanto eccessivi altre invece allo stesso tempo divertenti, tipo un pupazzo a forma di Gufo presente tra i seggiolini colorati…L’ipocrisia della gente nel ventunesimo secolo sta nel non rendersi conto che, molto probabilmente, sia più ridicolo impiegare migliaia di forze dell’ordine per assicurare l’ordine pubblico per un incontro calcistico importante (per esempio scortando tipo criminali pulmini di omini vestiti uguali con le famose sciarpette al collo), piuttosto che quelle imponenti utilizzate domani per assicurare l’incolumità di Frenk sulla macchinina da quelli che magari utilizzeranno l’evento per compiere qualche gesto imbecille.
Ora, senza che mi sfracassiate i maroni col solito perbenismo popolare, vi domando: nel secolo attuale non siamo ancora in grado di distinguere elementi “cattivi” da quelli che fondamentalmente non fanno altro che fare un po’ di casino con i loro cori (che vabbè dà noia anche a me la gente che grida eh…), andare in giro in gruppo vestiti a volte dello stesso colore e che, qualora la loro squadra perdesse, li ritrovi al massimo imbruttiti come ognuno di noi lo è nel momento in cui gli gira storto qualcosa?… (a me anche se gira dritto ma ..mi sùn de Milan) E allora, giusto per ricordare una delle tante follie capitate recentemente, che caspita mi rappresenta il far uscire dallo stadio, magari a metà del secondo tempo, tali individui per “motivi di ordine pubblico” quando si sono sparati mille chilometri come dei pistola ?
L’ordine, anzi, il disordine pubblico va visto in modo obiettivo…A me, tanto per dire, l’impiego in tutta questa settimana di persone atte a coprire tombini , rifare strade, pulire e risistemare quanto di più inutile a quel Frenk che domani passerà di lì, oltre alla chiusura di seimila strade, non è che ha creato disordine, ha creato fastidio proprio. Sa f’em?? Essendoci più strade chiuse domani per ordine pubblico che criceti che gireranno sulle loro ruotine, come posso fare per non subire i disagi di questo tanto atteso ordine pubblico? Mi metto in spagoletta a qualche tifoso che magari, causa turno infrasettimanale o posticipo serale, domani non va allo stadio e sia così libero da accompagnarmi a fare shopping? Mi sembra un’ottima idea. Sempre sperando che pure lì non crei problemi di ordine pubblico!
Ely
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