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Ripartiamo da qui.
Published
6 anni faon
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ilVannu
Per tutta la scorsa settimana, a chi mi raccontava di aver paura di perdere o di esser certo di vincere, rispondevo che la mia più grande paura fosse quella di un pareggino né carne né pesce, di quelli che avrebbero consentito agli attori in campo di uscirne con dichiarazioni politiche alla pantera Danova – “il punto muove la classifica” – e che ci avrebbe rispediti a casa con la piva di quei bambini che hanno aspettato Natale per aprire un pacco ma, una volta scartato, ci hanno trovato qualche cagata da buttare via. Siamo onesti: ci aspettavamo tutti un Novara cazzuto, che dal primo all’ultimo minuto si mangiasse il sintetico con tutte le fibre di cocco, anzi che le trasformasse proprio in una pinacolada, e invece siamo entrati un po’ con l’imbarazzo di quelli che soffrono il cambio del cesso in vacanza e per i primi quattro o cinque giorni sono stitici. Imbarazzo che ci è durato fino al loro rigore, che ha senza dubbio risolto il problema permettendoci di svuotare copiosamente l’intestino.
Che questo derby nascesse sotto il segno dell’imbarazzo è stato ai miei occhi evidente fin dalla mattina presto, quando con l’amico Guido all’autolavaggio siamo stati invasi di messaggi circa l’out di Macheda, pubblicato da Tutto mercato web. “Ma vaffanculo, ma che mezza sega, ma come cazzo si fa è stato bene fino a ieri” il sobrio commento. Fortunatamente il tam tam di messaggi e disperazione deve essere arrivato addirittura alla fonte che in breve tempo ha cancellato la notizia. “scusate, ho scritto una cazzata, maledetto T9”. Peccato che evidentemente anche al povero Macheda deve essere arrivata la news iniziale, e che l’abbia presa un po’ troppo seriamente visto l’apporto alla causa azzurra durante la partita, ma si sà che il T9 è in grado di fare più danni che una giornata no.
Nell’editoriale pre partita, volutamente e dovutamente serioso in rispetto della storia e della tradizione di questo derby, ho ribadito l’importanza di giocarli e la bellezza di viverli. Ecco, ora posso anche ammettere la liberazione di quando terminano. Queste partite, e soprattutto la settimana che la precede, sfalsano la quotidianità di tutti coloro che ne sono coinvolti, dai giocatori, agli addetti alla sicurezza ed ovviamente ai tifosi. Si tende a caricare questo evento in una maniera probabilmente eccessiva col risultato di far sembrare pessimo tutto ciò di differente da una vittoria, che noi novaresi tendiamo sempre a dare per scontata, dimenticandoci però che in campo ci scendono anche gli avversari, che mai come quest’anno han dimostrato di non essere poi così inferiori. Dopo quattro vittorie consecutive, una classifica che sorride e una salvezza nei fatti ormai raggiunta, ci sarebbe da festeggiare. Eppure. Eppure mi girano un po’ i coglioni. Come quando per la Cresima mi aspettavo una mountain bike e invece mi regalarono una bicicletta old style che pure mio nonno avrebbe schifato. (si lo so, le delusioni me le faccio scivolare in fretta, è successo solo 25 anni fa). Perché quello che ci fotte sono le aspettative, e queste partite purtroppo hanno il vizio di generarne a milioni, quasi tutte che non potremmo neppure permetterci di coltivare, tipo appunto l’ambizione di asfaltarli. Non quest’anno sicuramente.
A livello personale, il derby di ieri ha accentuato l’amarezza e il dispiacere che ho accusato nell’aver nuovamente visto le potenzialità del nostro pubblico. Certe sensazioni non si misurano in numeri e men che meno in quelli rapportati ai bacini di utenza o da altri parametri che preferite. Le sensazioni e le potenzialità si misurano nel calore che si sente allo stadio e che non può e non deve essere solo un derby ad amplificarle. Siamo molti di più e possiamo fare molto meglio di quanto ogni partita riusciamo a fare, ma soprattutto anche chi c’è sempre può e dovrebbe avere un’euforia e un incarognimento almeno uguale a quello che ha avuto ieri. Di questo derby delle risaie l’insegnamento che ho avuto è che noi tifosi non possiamo avere la presunzione di chiedere ai nostri giocatori di giocare queste partite “da novaresi contro vercellesi” quando siamo noi i primi che non siamo capaci a trasmettergli quella cattiveria necessaria a prescindere da partite come questa. Voglio essere volutamente provocatorio e forzatamente estremista, ma credo che proprio nel giorno in cui abbiamo battuto il record della stagione (e forse anche delle ultime tre stagioni), e quindi proprio quando siamo stati “più belli”, abbiamo dimostrato quanto, in generale, abbiamo ancora da crescere. Io per primo. Non parlo quindi di singoli settori ma di stadio, perché è lo stadio che deve emergere sempre e comunque.
Siamo novaresi, nati in quella terra tra riso e zanzare; fa parte del nostro DNA essere dei rompicoglioni. Diventiamolo sempre di più sugli spalti e pungiamo gli avversari. Come solo noi, e le nostre zanzare, sappiamo fare.
Claudio Vannucci
Fondatore dei Blog Novara Siamo Noi e Rettilineo Tribuna, Vice Presidente del Coordinamento Cuore Azzurro e fraterno amico di chiunque al mondo consideri lo stadio la sua seconda casa. O addirittura la prima. Editorialista estremista, gattaro.

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Una cosa che ho imparato leggendo i giornali e, soprattutto, da appassionato di calciomercato e di tutto ciò che riguarda le dinamiche comportamentali di soggetti affetti da dipendenza di stadio quale io sono, è che ogni articolo che viene pubblicato in questo periodo andrebbe letto concedendo il beneficio del dubbio e il diritto di replica alla controparte, perché il numero di inesattezze e falsità spacciate scientemente per verità è così elevato da farci vivere costantemente nel rischio di sostenere delle tesi e di argomentarle con qualche assurdità di fondo. Detto questo, ho imparato anche che una cosa sono gli articoli in cui vengono riportate sensazioni e opinioni, e un’altra sono le interviste contenenti dei virgolettati. Se poi un articolo che si prende come riferimento è un’intervista fatta solamente di virgolettati, l’attendibilità della stessa è decisamente alta. Mi sto ovviamente riferendo all’intervista al DG del Brescia Calcio Rinaldo Sagramola riportata dal “Giornale di Brescia” e dalla pagina Facebook “la tifoseria Bresciana” in cui il Direttore racconta dell’approccio con Boscaglia e di come lo “abbiano” convinto ad accettare la loro offerta.
Lunge da me ora accanirmi sul nostro ex allenatore e menchemeno alimentare polemiche inutili condite da una dietrologia di fondo per attaccare una persona che non mi piaceva ( come qualche Signora dell’alta aristocrazia borghese di Calboniana memoria legittimamente sostiene), ma semplicemente credo che la credibilità di una critica si debba fondare sempre sull’onestà intellettuale di chi la perona e soprattutto costruendola su fatti concreti e testimonianze a supporto credibili. Chi vi scrive ha sempre sostenuto l’inadeguatezza di Roberto Boscaglia non tanto dal punto di vista tecnico, sul quale probabilmente ne sarebbe sempre uscito bene, ma proprio per l’inconsistenza e l’incapacità del personaggio di mantenere una linea corretta, limpida e soprattutto moralmente corretta con gran parte dell’ambiente. E se è vero che personalmente ho dato grande credibilità all’intervista citata, è evidente che la veridicità della stessa è stata attribuita da MDS ieri sera a Sportitalia dove, con tanto di vena gonfia e armato di tutte le sue più grandi doti di paraculo, ha di fatto accusato il nostro ex allenatore di mancanza di correttezza e riconoscenza. MDS non parla mai a caso, ma spesso ha il vizio di “parlare a nuora perché suocera intenda” o di obbligarti a leggere tra le righe. Fortunatamente grazie all’App “MDS Translate” che i possessori di iPhone o Android possono scaricare gratuitamente (quelli che hanno Windows phone sono sfigati e si attaccano alla minchia), è stato possibile leggere tra queste famose righe, che ci permettiamo di riportare:
“ma allora sei un grandissimo figlio di androcchia eh. Sono stato il solo a difenderti sempre, contro tutto e tutti. Hai fatto cagare all’inizio, sei riuscito a perdere un derby che pure quelli della Juve contro il Toro riescono a perdere con maggior frequenza rispetto a noi contro la Pro Vercelli, a gennaio quando mi sarebbe risultato più facile mandarti a casa ti ho tenuto scegliendo di comprare un giocatore in più, arrivi nono, ti riconosco la bravura del risultato sportivo, ti offro il rinnovo, ci pigli per il culo dicendo che lo avresti accettato e poi, dopo che incontri dirigenti di altre squadre quando sei in ritiro a Novarello, mi dici che non avresti rinnovato per scelta personale, salvo poi il giorno dopo scoprire che ti eri già messo d’accordo col Brescia. Ma allora vaffanculo eh, noi siamo stati corretti con te, il Novara è Società seria e corretta, tu no”.
Alla fine siamo riusciti ad arrivare a un punto di incontro e far dire a MDS quello che abbiamo sempre sostenuto. Meglio tardi che mai.
Il fatto è che Boscaglia non è peggiore di tanti altri uomini di calcio perché ha fatto i suoi interessi come è giusto che sia. Si è tenuto aperta una porta, sempre come è giusto che sia, ha portato avanti un’alternativa che almeno dal punto di vista della qualità di vita gli dava più garanzie e, quando si è concretizzata, ha chiuso la porta precedente. E qui arrivo al dunque del mio pensiero. Quello che è grave di questo epilogo è che la Dirigenza non abbia captato nulla, e più grave è se lo hanno captato ma se ne sono fregati, ma onestamente dubito fortemente. L’amico Paolo Molina di Radio Azzurra sostiene di aver avuto la netta percezione dell’imminente rinnovo subito dopo l’intervista post Carpi Novara del 18 Maggio eppure il DG Sagramola fa riferimento al ritiro del Brescia, coincidente col ritiro del Novara, pre Entella di 7 giorni prima. Chiaro che Boscaglia non abbia chiuso l’accordo quel giorno ma rimane il fatto evidente che tutto l’ambiente Novara Calcio, da MDS a scendere, per circa una ventina di giorni fosse assolutamente convinta di un suo rinnovo non accorgendosi neanche che il proprio tesserato, in casa tua, ti stava mettendo le corna. E la reazione di MDS conferma questa mia tesi.
Sono l’ultimo che può permettersi di insegnare il lavoro a Teti ma appare purtroppo evidente la leggerezza con la quale è stato affrontato il tema del rinnovo ad una delle componenti fondamentali di una stagione, basato probabilmente sull’aver creduto nella parola di una persona che aveva dato ampie dimostrazioni di onestà intellettuali così basse tali da non potersi guadagnare l’onore di essere creduto sulla parola. E invece molte rassicurazioni, sia alla stampa che ad altri addetti ai lavori, sono state date in tal senso. Estendendo il concetto, questo è l’ennesimo epilogo in maniera drammatica con un allenatore. Forse solo l’esonero di Mondonico è stato indolore, più per il fatto che il Mondo vivesse una sorta di favola e rinascita personale e che quindi abbia vissuto la sua breve parentesi al Novara in condizioni del tutto particolari, altrimenti ogni addio di ogni allenatore è stato sempre condito da amarezze, frecciatine o guerre fredde. Credo che qualche domanda MDS se la debba anche fare e, magari, mettere in discussione qualche sua convinzione filosofica un po’ troppo estrema.
Un vecchio detto dice “nessuno ha il diritto di metterti i piedi in testa, tranne tuo figlio nel tentativo di toccare le stelle”. Spero che da oggi MDS e Teti abbiano imparato l’importanza di avere sempre in mano il coltello dalla parte del manico in certi momenti, e di non trovarsi mai nella condizione di farsi mettere i piedi in testa da chi non ha titoli per farlo. Per pirla dovevano far passare Boscaglia, e non il contrario.
Claudio Vannucci

«Essere giornalista per me significa essere disubbidiente. Ed essere disubbidiente per me significa, tra l’altro, stare all’opposizione. Per stare all’opposizione bisogna dire la verità. E la verità è sempre il contrario di ciò che ci viene detto.» ( Oriana Fallaci )
“Il giornalista deve interessare il pubblico. Ci sono molti peccati che si possono commettere, nell’esercizio della professione. Tra i più gravi, c’è la noia. Interessare può voler dire spiegare, rispondere, incuriosire, sorprendere, affascinare, magari divertire, a secondo dei casi e delle necessità” ( Indro Montanelli )
Ci sono due specie di giornalisti: quelli che si interessano a ciò che interessa il pubblico; e quelli che interessano il pubblico a ciò che gli interessa – e questi sono i grandi.
(Gilbert Cesbron)
Sono fonti indubbiamente autorevoli e il paragone è sicuramente irriverente…
Ma chiunque, per diletto o per pecunia per passione o per necessità, prende in mano una penna o posa i suoi polpastrelli su una tastiera dovrebbe (sia che firmi un articolo sulla carta stampata o che, più miseramente, esterni dei concetti su un blog di infima fama) sempre tenere a mente questi concetti.
Scrivere, fare cronaca, esprimere opinioni è difficile, complesso e richiede il coraggio di perseguire una verità, spesso comoda o fastidiosa per altri.
Fare cronaca è difficile perché si devono a volte toccare nervi scoperti o, più semplicemente, perché a volte gli occhi non sono attenti a captare, a cogliere quelle sfumature che ti permetterebbero di avere lo spirito critico necessario per essere autorevole e non fazioso in ciò che scrivi.
Riportare mera cronaca, magari ammorbidita da quella tipica complicità o sudditanza di paese, serve a poco. Quello che ti aspetti da un articolo o da una intervista è la capacità di cogliere tra le pieghe di parole a volte scontate una verità sommersa che spesso il quieto vivere non fa mai venire a galla.
Penso che di Boscaglia come uomo e come allenatore si sia detto fin troppo… non lascerà nessuna traccia, nessun ricordo.
È stato un uomo mediocre fuori e dentro il campo, senza infamia e senza lode.
Sarebbe stato più interessante, al di là delle disquisizioni tecniche sul suo modo di interpretare il calcio ( interpretazioni che a mio modo di vedere sono state fin troppo sviscerate in questi mesi…. ma probabilmente a volte le cuffie limitano l’udito) che ci venissero riportati anche i retroscena dagli spogliatoi, dagli allenamenti , dai sussurri e dalle grida che ogni famiglia cerca di tenere solo per se stessa.
Sarebbe stato interessante sapere delle incompatibilità con una parte della squadra, di come calciatori come Viola ( bollati come mercenari a gennaio) avessero chiesto di andarsene perché non lo sopportavano.
Sarebbe stato interessante sapere degli screzi e delle prese di posizione tra Boscaglia e Max Cataldi, o di quelle tra Boscaglia e il professor Corrain.
Sarebbe stato interessante sapere che lo scorso 12 maggio Boscaglia si incontrava, a casa nostra, con i dirigenti del Brescia esternando loro una volontà non recepita dalla nostra dirigenza.
Insomma cronaca vera, cronaca fatta dal coraggio di dire ciò che tutti o molti sentono o captano. Cronaca fatta non di sorrisi, inchini e pacche sulle spalle ma di pugni nello stomaco, di verità ricercata ad ogni costo; una verità, sia ben chiaro, non mirata al proprio lustro personale ma spesa per dare ai quei cinque, cento, mille lettori ciò che si aspettano.
D’altro canto le recenti notizie apparse oggi sul “giornale di Brescia” ci fanno anche capire quanto la perspicacia dei reporter che ci raccontano del novara sia proporzionale a quella dei nostri dirigenti.
O abbiamo vissuto, negli ultimi venti giorni, ad un ” grammelot di guitti e di villani ” oppure, forse più facile, nessuno ci aveva capito un cazzo.
Niente di nuovo sotto il sole.
Ciumi
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