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Gente da stadio

Siamo gente di borgata

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“Dove sono le mutande azzurre? Cazzo tutte le volte che le cerco non le trovo!!”…. penso tra me e me mentre rovisto nel cassetto. La tensione sale, anche se sono solo le otto di mattina, perchè oggi è il giorno della partita,  il mio giorno, niente e nessuno mi deve rompere il cazzo.

Inizia così la  giornata di uno dei tanti di “Novara siamo noi” : la vestizione scaramantica. Non siamo tanti, forse meno di tremila, sparsi per i meandri della periferia o delle province limitrofe…..siamo gente di borgata. Cani randagi che vivono quella giornata come una piccola cerimonia che si ripete, ormai da anni, tutte le settimane.

Tra questi tremila ci sono poi due fazioni:

  • quelli che mannaggialamadonna hanno vissuto i 33 anni di serie C  come una maledizione e quindi il Pontedera o la Pievigina sono spettri che non vuoi più avere davanti;
  • quelli invece che hanno visto la  serie B allo stadio vecchio e che i 33 anni di serie C se   li sono bellamente cancellati dalla memoria perchè sono talmente rincoglioniti che vivono quasi solo di ricordi.

Io faccio parte della seconda,  non per meriti ma per anzianità.

Se ci guardi da lontano, mentre ci avviciniamo rigorosamente solitari verso lo stadio nuovo, siamo tutti uguali: uomini che stanno tra i 55 e i 70 vestiti da bambini. Chi ha su la felpa o il pullover, chi la sciarpa, qualcuno la maglietta (incurante dello scricchiolio delle giunture) ma tutti vestiti di azzurro e tutti, o quasi, con una discreta ciambella di lardo intorno ai fianchi.

Ma se li guardi meglio, se cogli i loro sguardi mentre imboccano via Patti o attraversano il piazzale ti accorgi che quella solitudine che li ha accompagnati fino a lì sta sparendo piano piano: Novara siamo noi.

Due pacche sulle spalle, un rigoroso ma fraterno abbraccio, un cafferino al Piazzano e poi, lì fuori, a parlare del Novara con gli occhi dei bambini. tre parole, due cazzate e poi il richiamo “minchia è tardi dobbiamo entrare che comincia il riscaldamento”.

E così quei cani randagi che si erano avvicinati silenziosi, quasi in punta di piedi, avvolti in un’immagine in bianco e nero, sono diventati improvvisamente gioviali, spavaldi….un immagine a colori…e con gli occhi gioiosi dei bambini.

Entrano, scambiano due chiacchiere e poi tac! c’è l’inno, il vanovarava! Si fa un pò tutti finta di cantarlo, a bassa voce, con quel pudore tipico delle persone di mezza età.

Poi la partita comincia ed allora quegli uomini miti, incuranti o appesantiti improvvisamente sentono salire dentro di loro un vigore che nemmeno una scatola di cialis. L’arbitro è sempre il nemico principale, “bastardo e disonesto” come diceva il  Carlone, i visi si trasformano, la rabbia ti sale quando va male e la felicità, una felicità infinita, ti pervade quando invece tutto va bene.

Quando la partita finisce pensi, tra te e te: “meno male che c’è l’infrasettimanale così la settimana sarà più corta”… Poi, piano piano, (ma dove cazzo correranno tutti?) cominci a ripercorrere i passi che ti hanno accompagnato all’interno dello stadio, assaporandoli uno ad uno….sta finendo la tua giornata. Il tuo passo non è più quello di prima, non sei più spavaldo e incosciente, ti guardi intorno e vedi che tutti quei compagni di viaggio, solitari anche loro,  non sono più colorati ma stanno ritornando ad essere in bianco e nero, lenti e solitari…. siamo tornati cani randagi.

Ciumi

Analista tecnico delle partite e sfanculatore ufficiale del blog. Convive con una sana passione per le Converse All Star sgualcite e scolorite e per la scarsa considerazione sul genere umano. Severo ma giusto.

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A noi della partita non ce ne frega un cazzo, figuriamoci del ritiro

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Sulla scorta del fatto che per me seguire il Novara in trasferta è sempre e solo una scusa per mangiare e bere in abbondanza, non potevo esimermi dal tornare a Montjovet anche in occasione del ritiro, dopo la bella giornata di due anni fa per la partita con Pont Donnaz, per provare l’altro ristorante suggerito in zona. Al di là degli aspetti enogastronomici, comunque da sempre preminenti, mi porto a casa alcuni spunti/convinzioni da questa giornata di doppio allenamento di sabato a cui ho assistito. Il primo: per essere una sessione che i ben informati mi dicevano avrebbe dovuto essere di relativo scarico, o comunque almeno al mattino atleticamente blanda, ho visto spingere molto forte. Si è partiti già con Ranieri e Savini a parte per beghe fisiche, e con Carillo che si è fermato dopo il riscaldamento per un fastidio, e poi almeno 45 minuti di corsa a ritmo modulato divisi in 3 gruppi, immagino suddivisi per freschezza atletica e rapidità muscolare nell’entrare in forma. Alla fine, stavano tutti discretamente a pezzi ma, e qui andiamo al secondo punto, ho avuto l’impressione di un gruppo che si sacrifica volentieri. A trainare il primo gruppo ho visto in pianta stabile due come Thiago e Calcagni, non proprio dei punti fermi oggi, e a trainare il secondo e il terzo rispettivamente Buric e Bertoncini, altri due che non sono al momento nelle grazie della piazza. Forse mi sbaglio, ma viste le difficoltà del mercato in uscita, non è impossibile che in tanti di quelli che stiamo dando come sicuri partenti si stiano provando a giocare le proprie chances.

Dei vecchi, ho visto un Bonaccorsi già anima dello spogliatoio e pronto a prendersi un ruolo carismatico, e un Ranieri chiaramente leader tecnico, a confronto costante con Buba anche se era a parte. Fra i nuovi arrivati, mi ha impressionato per prestanza fisica Scaringi e per brillantezza Scappini nonostante l’età. La sensazione è che ci sia molta attesa da parte di tutti per Gerardini, molto stimolato dal preparatore, che è personalmente anche quello che sono più curioso di vedere all’opera. Per il resto è davvero difficile dare giudizi, a parte il fatto che il portiere aggregato e gli altri in prova a mio parere difficilmente rimarranno, anche perché uno di questi aveva la struttura muscolare di un profugo afghano appena sbarcato.

La sessione del pomeriggio ha visto la parte tattica e con la palla, dove si sono provate prevalentemente situazioni di dai e vai di gruppo. L’impressione è che con Buba vedremo molto giocare a calcio, non ci sono state sostanzialmente situazioni difensive provate ma magari non era la giornata giusta. L’allenamento pomeridiano è iniziato e terminato prima del previsto perché poi c’era il Lecco impegnato sul campo del PDHAE contro una rappresentativa locale. Ne ho approfittato per fare una foto con un signore che una ventina di anni fa mi ha regalato una delle gioie più grandi della mia vita sportiva e che anche l’anno scorso ha fatto una discreta impresa. Ce ne siamo tornati a casa così, con un paio di bottiglie di Picotendro di Arnad comprate al negozio del ristorante e col cinghiale che faceva ancora su e giù nello stomaco. Perché come sempre, a noi della partita non ce ne frega un cazzo.

Jacopo

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Riabilitare Masiello e altre amenità

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Ogni volta che penso che il giornalismo sportivo non possa scendere più in basso, arriva qualcosa a confermarmi che ha la capacità di scavare a profondità che manco le trivelle che rimetteranno a breve in Adriatico per estrarre il gas. E succede sistematicamente quando si tratta di attaccare tutti coloro che, invece di starsene davanti alla TV pagando profumatamente un prestigiosissimo Sampdoria – Lecce in anticipo pomeridiano, si permettono il torto enorme di continuare a frequentare quel postaccio che risponde al nome di ‘stadio’, e magari di non farlo stando seduti composti come al cinema ma esternando delle emozioni e dei suoni. A stimolarmi questa riflessione, esattamente come il riflesso dello stimolo fisiologico al cui prodotto dovrebbe servire la Gazzetta come strumento di igiene, è stato un articolo uscito oggi sul rotolo rosa nazionale a doppio velo che riporto sotto.

Basterebbe essere nei panni di un tifoso qualsiasi per capire cosa significhi 11 anni dopo ritrovarsi davanti, in una piazza come Bari, uno come Masiello. Uno che, ricordiamo, da retrocesso si è venduto un Bari-Lecce (fatto noto, acclarato, confessato da lui stesso e per cui per anche altre combine aggiuntive ha subito una squalifica di due anni e mezzo), derby decisivo per il Lecce, che grazie a quella vittoria al contrario dei galletti si è salvato in A. Una tragedia sportiva che avrebbe devastato la psiche di qualunque tifoso già così, figuriamoci scoprendo a distanza di anni che quello che era il tuo difensore più forte e uno degli uomini più rappresentativi ha preso dei soldi per perderla. Lo scandalo dovrebbe essere caso mai che un personaggio del genere non sia stato radiato e peggio che dopo la squalifica abbia trovato società così prive di moralità e principi sportivi da offrirgli un altro contratto. Ma d’altra parte, parliamo del sistema calcio che ha ridato maglia titolare e fascia da capitano a uno come Mauri nella Lazio o ha continuato a far giocare uno come Doni nell’Atalanta fino a esaurita capacità di deambulare. Ovviamente, con tutto il mondo dell’informazione sportiva sdraiato e prono, senza che un singolo cristo di giornalista si sia alzato una volta in conferenza urlando: MA QUESTO PERCHE’ CAZZO È ANCORA SOTTO CONTRATTO?

E quindi, nel Paese in cui il tribunale mediatico marchia a vita il sindaco che si è preso l’abuso d’ufficio per aver omesso un controllo su una gara pubblica, per chi invece invoca pietà e perdono? Ovvio, per il povero calciatore che ha scontato la sua giusta condanna e che adesso non può nemmeno essere accolto dalla tifoseria che ha tradito nel peggiore dei modi come un vecchio compagno di avventure che ha fatto una marachella. Addirittura, si svegliano con la critica al ‘fine pena mai’ i giornali che fanno parte dello stesso gruppo editoriale che non ha mosso un dito quando il ‘fine pena mai’ è diventato riforma della giustizia ordinaria. E quindi, sono i tifosi che ancora una volta nel loro ‘perverso rapporto con le società’ (quale?) costringono un’altra società a non convocare un giocatore perché minacciato. Minacce che non è ancora stato dimostrato da chi siano arrivate, se non per mezzo social come succede in altri mille casi da parte di milioni di disagiati da internet che poi in realtà hanno paura della loro ombra, mentre è stato confermato che quello di non essere schierato a Bari era un accordo che Masiello aveva GIA’ preso con la società Sudtirol alla firma del contratto. Altroché ‘a Bari i tifosi ordinano e a Bolzano ubbidiscono’.

Ma ormai la linea di giornali come la Gazzetta su questo è chiara. I tifosi, se proprio devono uscire di casa e andare allo stadio a rompere i coglioni invece di pagare l’abbonamento a DAZN (aumentato unilateralmente restringendo gli accessi e senza migliorare il servizio da Bangladesh offerto) dovrebbero farlo seguendo il manuale di bon ton, chiedendo per favore se possono appendere uno striscione ricordandosi di mettere gli asterischi per non urtare la sensibilità di nessuno, scandendo cori gender equal e non discriminatori, e sussurando a bassa voce ‘birbante’ al giocatore avversario che gli urla in faccia un mastodontico ‘SUCA’ dopo il gol. E se per caso non lo fanno e magari si permettono dopo la quindicesima sconfitta in 20 partite di contestare vigorosamente la squadra, ovviamente vanno tutti equiparati agli avanzi di galera che dopo la morte di Boiocchi hanno svuotato la curva dell’Inter a suon di schiaffoni. Quindi al ritorno con la Pro mi aspetto un bel coro per il buon Gianmario in linea con i nuovi requisiti Gazzetta: COMI-TU SEI-UN POCO MASCALZONE

Jacopo

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Ticinia una di noi

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Associazione Emiliano Mondonico e Ticinia Novara si presentano con la loro, ma sarebbe più corretto usare il plurale, le loro iniziative. Attraverso Clara Mondonico e Daniele Colognesi è stato illustrato un progetto di lungo respiro che ha già visto nell’immediato la creazione di una squadra che prenderà parte al campionato paralimpico sotto l’egida della FIGC. Per chi non conoscesse queste due fantastiche realtà diciamo che si occupano di persone affette da disabilità che in realtà hanno delle grandi abilità e tantissimo da insegnare al cosiddetto mondo “normale” attraverso il calcio.

L’incontro è avvenuto nella sala consigliare del Comune di Novara che ha appoggiato il progetto con la presenza dell’assessore Chiarelli, la quale ha assicurato l’impegno a fornire risorse e supporto. Anche il presidente dell’associazione allenatori di Novara Guido Gaudio ha annunciato l’istituzione di un corso per allenatori deputati a seguire queste squadre “speciali”.

In un consesso di così alto livello è mancata la presenza del Novara calcio 1908 forse giustificabile per l’orario (12.15) ma sicuramente sarebbe stata gradita, e mi permetto di dire, dovuta. Un plauso a chi porta avanti queste iniziative che sono un vero e proprio strumento di welfare che porta giovamento a tutti anche a coloro che nemmeno le conoscono.

Siviersson

 

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